Grayscale cambia gli asset che supportano il suo Grayscale DeFi Fund. Nello specifico, è stato incluso Amp (AMP) mentre sono stati rimossi Universal Market Access (UMA) e Bancor (BNT).
Summary
Grayscale integra AMP nel fondo DeFi
L’azienda ha operato una sorta di aggiustamento trimestrale che l’ha portata a decidere di rimuovere Bancor (BNT) e Universal Market Access (UMA).
Nel contempo è stato aggiunto il token nativo del progetto Flexa Network, AMP. Flexa è una rete di pagamenti digitali in criptovalute per negozi fisici e online. Il token AMP serve ad assicurare transazioni rapide e sicure in caso di pagamenti in criptovalute.
Con questa aggiunta, Grayscale mostra di credere nel progetto, ed infatti nel comunicato stampa ufficiale si dice certa che Flexa:
“È uno dei numerosi progetti destinati ad accelerare lo sviluppo della blockchain in un maturo sistema monetario peer-to-peer”.
La composizione del fondo
Adesso il Grayscale DeFi Fund è così composto:
- Uniswap (UNI), 42.33%
- Aave (AAVE), 13.06%
- Curve (CRV), 10.63%
- MakerDAO (MKR), 8.99%
- Amp (AMP), 7.39%
- Yearn Finance (YFI), 6.34%
- Compound (COMP), 5.02%
- Synthetix (SNX), 3.15%
- SushiSwap (SUSHI), 3.09%
Il fondo DeFi di Grayscale è stato lanciato lo scorso luglio. I token inclusi nel fondo sono tra i più importanti della finanza decentralizzata e fanno parte del Coindesk DeFi Index. Ogni tre mesi la composizione dell’indice viene rivalutata e questo si ripercuote anche sul fondo di Grayscale.
A breve Grayscale conta di quotare il DeFi Index anche su un mercato secondario ma non è dato sapere se e quando avverrà. Dipenderà anche da ciò che potrebbero decidere SEC, FINRA e altre autorità di regolamentazione.
I prezzi dei token
L’inclusione di AMP nel Grayscale DeFi Fund ha fatto volare il prezzo del token che oggi guadagna il 5% e si porta a 0,05 dollari. Resta ancora decisamente lontano dal suo ATH di 12 centesimi raggiunto nel gennaio 2021, esattamente un anno fa.
Non sembra aver subito un contraccolpo Bancor. BNT oggi viaggia sopra la parità (+0,7%) ad un prezzo di 3,45 dollari. I suoi volumi sono lievitati del 60% nelle ultime 24 ore. Sebbene il prezzo resti lontanissimo dal suo ATH di 23 dollari raggiunto nel giugno 2017, la quotazione risulta salita del 2.800% dal minimo toccato il 13 marzo 2020 (il giorno del crash dei mercati dovuto al panico da Coronavirus).
UMA, al contrario, oggi perde il 2,5% ed è quotata a 9,31 dollari. Anche UMA è lontanissima dal suo ATH di 43 dollari raggiunto a febbraio 2021, ma in compenso, dal crac dei mercati di marzo 2020, è aumentata di quasi il 700%.