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Crypto.com ottiene l’autorizzazione ad operare in Italia

Dopo Binance, anche Crypto.com ottiene l’autorizzazione da parte dell’OAM per operare in Italia.

L’OAM concede l’autorizzazione a Crypto.com

L’exchange che sta registrando tassi di crescita impressionanti negli ultimi mesi, Crypto.com, con sede a Singapore, ha annunciato sul suo profilo Twitter di aver ottenuto l’iscrizione nel registro dell’Organismo Agenti e Mediatori (OAM) che gli permette di poter operare in Italia.

Il co-fondatore e CEO di Crypto.com, Kris Marszalek, ha commentato la notizia: 

“Siamo entusiasti di ricevere questa registrazione in Italia e di considerarla un importante passo avanti per Crypto.com. Ci impegniamo a costruire una crescita duratura nella regione e continueremo a lavorare con le autorità di regolamentazione per fornire un’ampia gamma di prodotti e servizi ai nostri stimati clienti”.

L’iniziativa fa parte dell’obiettivo di Crypto.com di aumentare la propria quota di mercato in Europa. L’exchange ha più di 50 milioni di utenti a livello globale e continua ad espandere il proprio ecosistema. L’approvazione in Italia arriva dopo quella ottenuta in Grecia, a Singapore e a Dubai.

Crypto.com ha puntato moltissimo da subito con una campagna di marketing aggressiva, che l’ha portato a sponsorizzare la Formula 1, il campionato di calcio di serie A, i mondiali di calcio del Qatar e da pochi giorni la squadra dell’Atletico Madrid.

L’approvazione di Crypto.com segue di poche ore quella ottenuta dall’exchange americano Coinbase, che ha scritto sul proprio blog due giorni fa di aver ottenuto l’iscrizione al registro dell’OAM.

Il registro dell’OAM per i fornitori di servizi crypto

Il nuovo registro dell’OAM è stato creato con decreto del ministero dell’economia e finanze il 17 febbraio scorso, e diventato operativo il 18 maggio, ed è rivolto proprio agli operatori specializzati in valute e portafogli digitali. Ma sul nuovo registro e sull’operatività che ha avuto una lunga gestazione, sono molte le lacune e le criticità che esperti del settore hanno evidenziato.

Una prima grave criticità che si denota sarebbe quella del rischio di un eccessivo allargamento della regolamentazione anche a soggetti/settori che hanno solo una relativa pertinenza con l’attività legata ai servizi digitali, che nulla avrebbero a che vedere con l’attività in criptovalute. Un ulteriore rischio, è quello legato alla previsione, per tutti i fornitori di servizi legati a criptovalute che operano in Italia, di avere una sede legale o una succursale nel Paese, che potrebbe porre l’Italia in una posizione di  svantaggio competitivo.

La norma, inoltre, sembra essere lacunosa dal punto di vista dei controlli sugli operatori e sulla loro affidabilità, perché punta solo ai controlli sui trasferimenti ed ai dati di chi fa operazioni in chiave antiriciclaggio e anti evasione fiscale.

Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo è genovese di nascita ma milanese di adozione. E' laureato in scienze politiche. E' un giornalista, blogger, scrittore, esperto di marketing e digital advertising. Dopo una lunga esperienza nel marketing tradizionale, comincia attività con il web e il digital advertising nel 2011 fondando una società Le enfants. Da sempre appassionato di web e innovazione, nel 2018 approfondisce le tematiche legate alla blockchain e alle criptovalute. Trader indipendente in criptovalute dal marzo 2018, collabora con aziende del settore come content marketing specialist. Nel suo blog. mediateccando.blogspot.com, da tempo si occupa soprattutto di blockchain, che considera come la più grande innovazione tecnologia dopo Internet. A novembre è prevista l'uscita del suo primo libro sulla blockchain e il fintech.
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