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La nuova frontiera del riciclaggio di denaro: mixare soldi sporchi con il crypto mining

Chainalysis, società di analisi blockchain, ha individuato un nuovo metodo con cui alcuni individui avrebbero riciclato denaro passando per l’attività del crypto mining.

Sembra che mixare fondi provenienti da furti informatici o truffe con le nuove coins mintate dalle mining pool sia diventata una pratica attrattiva per chi cerca di far perdere le proprie tracce.

Vediamo di seguito tutti i dettagli.

Il rapporto tra le mining pool di crypto e il riciclaggio di denaro

Il mining di criptovalute rappresenta un tassello fondamentale di molte economie decentralizzate, specialmente per Bitcoin, dove chi dedica la propria potenza di calcolo al network contribuisce alla sua sicurezza e al suo sostentamento.

Nonostante ciò è già stato evidenziato in passato come in questa attività si siano infiltrati player sporchi, che attingono al mining per ripulire le tracce di denaro sporco.

In passato alcuni Stati nazionali che sono stati sanzionati dal governo occidentale USA, come ad esempio l’Iran, si sono rivolti a questo business per ottenere nuovi capitali in criptovalute. senza passare per sistemi bancari tradizionali.

È noto che anche il gruppo di hacker nordcoreani Lazarus ha sfruttato la nicchia del mining  per i propri interessi criminali, in particolare utilizzando criptovalute provenienti da furti informatici per partecipare a servizi di hashing ed estrarre nuove monete totalmente pulite.

Chainalysis, una società di analisi e monitoraggio blockchain ha evidenziato in un suo studio che ultimamente si stanno sviluppando ulteriori metodi per riciclare denaro passando per le mining pool di criptovalute.

Nel dettaglio la ricerca parla di due casi distinti in cui coins che derivano da attacchi ransomware e truffe informatiche, siano state mixate con nuovi bitcoin che vengono emessi dalle attività di mining.

Infatti, mescolando nuove monete che vengono emesse dal protocollo Bitcoin con altre che hanno avuto un passato illecito, i criminali  fanno perdere le proprie tracce e riescono a convertire i loro guadagni in FIAT passando per grandi exchange.

Nel dettaglio, è stato individuato un caso molto eclatante in cui un indirizzo correlato a diverse attività di estrazione Bitcoin ha ricevuto 19,1 milioni di dollari in BTC provenienti da attacchi ransomware. 

Questo indirizzo è stato molto attivo nel trasferimento di fondi verso exchange di alto livello, per convertire in FIAT in ricavato.

Solitamente questi passaggi di denaro avvengono tramite indirizzi intermediari che servono ad allontanare la correlazione fra attività pulita e sporca.

Chainalysis teme che questi movimenti diventeranno sempre più frequenti da qui ai prossimi anni.

Mining pool per ripulire i proventi delle truffe in crypto

Un’altro caso molto interessante del legame che c’è tra mining pool e riciclaggio di denaro in criptovalute riguarda una serie di indirizzi coinvolti in alcune truffe informatiche.

Andando più nello specifico, Chainalysis ha raccolto dati che mostrano come due portafogli associati alla nota truffa “BitClub Network”, che ha sottratto centinaia di milioni di dollari agli investitori dal 2014 al 2019, abbiano mixato questi fondi con i guadagni di alcuni operatori di mining.

Le vagonate di Bitcoin rubate da BitClub Network in quegli anni, sono state inviate ad alcune società clandestine di riciclaggio di denaro con sede in Russia, le quali hanno mano a mano spostato quegli asset su borse valori tradizionali. 

Gli stessi indirizzi legati ai trasferimenti, hanno ricevuto ingenti depositi da un’operazione di mining con sede sempre in Russia.

L’intento probabilmente è quello di far credere che tutti i soldi rubati nella truffa provenissero dal business di estrazione blocchi nella blockchain di Bitcoin.

Come nel caso del ransomware, i dati suggeriscono che anche altri truffatori di criptovalute e riciclatori di denaro che lavorano per loro conto utilizzano mining pool come parte del loro processo di riciclaggio di denaro.

In totale dal 2018 in poi c’è stato un trend in crescita del fenomeno che vede indirizzi di deposito su exchange ricevere denaro sia da attività illecite quali truffe che dai proventi del mining crypto.

Nel grafico seguente possiamo osservare il valore di tutti gli indirizzi coinvolti in questo mixing che hanno ricevuto almeno 1 milioni di dollari dalle pool di mining.

In 5 anni sono stati inviati a questi portafogli circa 1,1 miliardi di dollari correlati a crimini informatici

crypto mining

C’è una soluzione per impedire l’utilizzo di criptovalute come mezzo per il riciclaggio di denaro?

Ci sarebbero molti metodi utili per limitare, se non impedire, il proliferare di questo genere di attività di riciclaggio di denaro.

Nel mondo blockchain, ogni centesimo che viene spostato può essere monitorato con attenzione se si dispone di tecnologie adeguate, come nel caso di Chainalysis.

La società è riuscita, infatti, ad individuare diversi casi di mixing tra criptovalute provenienti da attività illecite e mining pool solamente attraverso il monitoraggio on-chain.

Gli exchange di criptovalute, che rappresentano il gancio tra il denaro fiat tradizionale e le criptovalute, dovrebbero fare più attenzione nei loro controlli KYC e considerare il profilo di esposizione di tutti i portafogli che inviano loro fondi.

Non basta individuare il core business da cui parte delle criptovalute provengono, ma occorre essere più meticolosi, specialmente in scambi che implicano milioni di dollari, e verificare che l’intera fornitura spostata sia pulita e priva di ogni connessione con truffe o furti.

La stessa attenzione dovrebbe essere riposta dalle mining pool e dai servizi di hashing, che attraverso screening dettagliati, potrebbero verificare le fonti da cui i loro clienti attingono per partecipare al business e rifiutare il finanziamento da parte di indirizzi coinvolti in attività illecite.

Come sempre, le soluzioni nel mondo crypto esistono, basta avere la volontà di attuarle.

Purtroppo queste situazioni, che corrispondo ad una piccola nicchia di tutti gli spostamenti legittimi che avvengono tramite criptovalute, finiscono per rovinare la reputazione dell’intera industria.

Anche se la percentuale di denaro riciclato attraverso queste metodologie rappresenta una piccola percentuale di quello che viene spostato ogni giorno, il valore assoluto rimane innegabilmente alto e rischia di allontanare i neofiti dal fantastico mondo della decentralizzazione.

Fortunatamente la narrativa secondo cui le crypto siano solo un luogo dedito al riciclaggio di denaro sta scemando sempre di più negli ultimi anni, vista la crescita che ha registrato il settore negli ultimi anni. 

Pensate che il co-fondatore di BlackRock, larry Fink, nel 2018 aveva descritto Bitcoin e le crypto in generale come un “indice per il riciclaggio di denaro”.

Adesso sembra aver cambiato idea visto che il colosso finanziario ha applicato una richiesta formale alla SEC per aprire le porte al primo ETF spot per la prima criptovaluta per capitalizzazione.

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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