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Lo scontro tra i big delle crypto: il fondatore di Solana accusa pesantemente Ethereum

Pochi giorni fa Anatoly Yakovenko, fondatore del progetto crypto Solana, ha criticato fortemente Ethereum a causa della formazione di una gerarchia sociale che sembra avvantaggiare maggiormente la classe borghese medio-alta a discapito delle masse lavoratrici.

Le accuse si legano principalmente al concetto di centralizzazione dei validatori della chain di Vitalik Buterin, in quanto i requisiti di accesso risultano limitanti per le classi meno abbienti.

Per entrare a far parte del gruppo di validatori in maniera autonoma è infatti necessario avere almeno 32 ETH, ovvero circa 53 mila dollari al tasso di cambio attuale.

Precedentemente Vitalik aveva elogiato la community di sviluppatori di Solana definendoli “seri” e dicendo che il progetto potrebbe sopravvivere negli anni a venire.

Vediamo insieme tutti i dettagli.

Ultime news dal mondo crypto: il fondatore di Solana pensa che Ethereum sia uno strumento esclusivo della classe borghese medio-alta

Le ultime notizie del mondo crypto parlano dello scontro tra Ethereum e Solana, in particolare di Anatoly Yakovenko e di alcune pesanti accuse che sono state mossa 2 giorni fa su X (precedentemente Twitter).

Il fondatore della blockchain di Solana, nata nel 2018 con il nomignolo di “Ethereum Killer”, ha dichiarato che nonostante la rete rivale sia stata concepita come motore di un’economia decentralizzata aperta a tutti, ad oggi risulta essere uno strumento dedicata esclusivamente alla classe borghese medio-alta.

Nel testo pubblicato si leggono parole come “oppressione” e “dominio digitale apolide” che mettono in luce gli aspetti più negativi del secondo progetto crypto più capitalizzato al mondo dopo Bitcoin.

Questo è il tweet originale.

Il succo del discorso di Anatoly Yakovenko riguarda gli stringenti requisiti necessari per diventare validatore autonomo all’interno del protocollo Ethereum che fungono da barriera d’accesso per le masse più povere.

È infatti risaputo che per accedere allo staking di Ethereum come validatore bisogna bloccare un minimo di 32 ETH, che al prezzo attuale della criptovaluta corrispondono ad oltre 53 mila dollari.

Ad oggi possiamo contare un totale di circa 126 mila indirizzi Ethereum che possiede almeno 32 ETH. Considerando un numero complessivo di 245,9 milioni di indirizzi univoci sulla rete, possiamo giungere alla conclusione che solo lo 0,05% di tutti gli indirizzi può partecipare alla validazione dei blocchi del network.

Come i più navigati del settore probabilmente sanno, esistono anche soluzioni alternative per partecipare allo staking di Ethereum (non alla validazione) come ad esempio usufruire di servizi di terze parti come Lido, Rocket Pool, Frax e Stakewise in cui i requisiti minimi sono più abbordabili ed alle tasche di tutti.

Il problema è che il trend delle piattaforme di liquid staking (LSD) non sta facendo altro che contribuire a centralizzare ancor di più la chain, con Lido che detiene un marketshare di oltre il 32% nello staking della coin.

Questa narrativa è stata condivisa nelle ultime settimane anche da molti esponenti di queste piattaforme che stanno cercando una soluzione per limitare il potere di Lido e delle masse borghesi più ricche.

A tutto ciò si aggiunge il fatto che Ethereum è stata sempre definita una chain per ricchi, in quanto i costi di commissione per eseguire una tx risultano di gran lunga superiori rispetto agli attuali competitor. 

Solana vs Ethereum: le due reti blockchain a confronto

Le dure parole del fondatore del progetto crypto Solana rendono ancor più delicato un rapporto di competizione che dura ormai da anni e che vede le due chain combattere per ottenere la supremazia sul mercato.

A dire il vero è principalmente Solana ed i suoi esponenti che  hanno incentrato la narrativa del “L1 killer” come strumento di marketing per attirare nuovo traffico sulla rete, essendo poi seguita dagli “Ethereum Fan Boy” che puntualmente hanno risposto a tono sui social media per ricordare la propria superiorità.

Vitalik Buterin, invece, non ha mai mostrato rivalità nei confronti di Solana, arrivando addirittura a complimentarsi come la community degli sviluppatori della rete crittografica in quanto rappresenta un gruppo di “gente seria ed in gamba”.

A giugno 2023 lo stesso Vitalik ha diffuso la propria solidarietà nei confronti delle azioni repressive degli enti federali degli Stati Uniti che hanno tentato in tutti i modi di definire SOL come una security, lasciando intendere che sarebbe stato felice se il panorama delle blockchain si fosse espanso a favore di altri concorrenti come Solana.

Se osserviamo i dati di entrambi i network possiamo accorgerci facilmente che Ethereum risulta essere quella più utilizzata in ogni campo: dal numero di indirizzi attivi al volume mosso on-chain fino a passare per il numero di dApp costruita su di essa.

Su Ethereum, ad esempio, possiamo contare un numero di indirizzi attivi nel mese di settembre 2023 pari a 12,65 milioni contro i 6,13 milioni di Solana, oltre che al triplo del volume on-chain generato.

Tutto ciò non è dovuto ad una tecnologia migliore o ad una architettura blockchain più funzionale, ma semplicemente dal fatto che Ethereum è una chain storica, nata molto prima della “rivale” e che ha ottenuto la pubblica legittimazione come principale motore blockchain della DeFi e del mercato NFT, visto e considerando anche gli stress test che ha saputo affrontare.

Solana, pur essendo più economica, veloce ed accessibile da chiunque, soffre ancora di qualche problema legato alla sincronizzazione dei nodi e capita molto spesso di vederla in down per qualche minuto/ora. Inoltre, non dimentichiamoci la batosta subito dopo il crollo di FTX a novembre 2022, che rappresentava il principale finanziatore del progetto.

Una lotta per la supremazia o una stupida narrativa?

Tornando al discorso di Anatoly Yakovenko, riteniamo opportuno fornire uno spunto di riflessione riguardo il futuro del panorama delle reti decentralizzate dei prossimi anni.

Mentre investitori e sostenitori dei rispettivi progetti si fanno la guerra sui social arrivano ad escogitare tecniche complesse per generare FUD, è importante comprendere che qui non importa a nessuna della “guerra alla supremazia”.

Se una o l’altra blockchain dovesse scomparire nei prossimi anni, sarebbe un danno per l’intero settore crittografico. 

Ciò che conta davvero è che l’industria cresca nel suo complesso fino ad arrivare ad un mercato che possa soddisfare entrambe le parti.

Non siamo qui per fare propaganda politica o per iniziare una guerra tra ricchi e poveri.

Siamo qui per sostenere un mondo che nel suo più ampio sfondo vede la partecipazione di una lunga serie di protocolli e reti che contribuiscono a creare un’economia parallela che esprima a pieno il concetto di libertà finanziaria, scollegata dall’intermediazione finanziaria e dal controllo delle banche.

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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