Metaplanet, una famosa società di investimento quotata in Giappone con una capitalizzazione di 3,7 miliardi di dollari, ha rivelato questa mattina di aver comprato Bitcoin come forma di riserva di valore in seguito a delle turbolenze sul mercato dello yen.
Così facendo Il gigante giapponese, spaventato da un’imminente crisi fiscale, ha preso le orme dell’azienda statunitense Microstrategy, aggiungendo 117,7 Bitcoin al proprio bilancio.
la società ha redatto e pubblicato anche un whitepaper in cui spiega le motivazioni di questa mossa. Tutti i dettagli di seguito.
Summary
Metaplanet, una società quotata del Giappone, adotta Bitcoin come riserva di valore
In giappone prosegue l’adozione dello standard Bitcoin dopo che Metaplanet Inc., un’importante società di investimento quotata in borsa con una mcap di 3,7 miliardi di dollari, ha rivelato di aver acquistato recentemente un controvalore di monete crittografiche pari a 7,2 milioni di dollari.
L’intento di Metaplanet è quello di coprire la propria situazione finanziaria e fiscale con un asset di riserva come Bitcoin da potenziali turbolenze di mercato legate alla svalutazione dello yen.
A rivelarlo è stata la società giapponese stessa in un comunicato stampa in cui ha spiegato la propria posizione e la propria strategia di investimento, rilasciando una sorta di “whitepaper”.
Secondo i dati di Bitcointreasuries.net., Metaplanet ha iniziato ad accumulare Bitcoin da aprile, arrivando a detenere un totale di 117,7 BTC in data 10 maggio 2024.
In questo modo il colosso degli investimenti in Giappone è arrivato alla 31esima posizione della classifica delle società quotate con più Bitcoin a bilancio in tutto il mondo, dietro a The Brooker Group e Banxa Holdings, rispettivamente con 122,3 e 126 BTC.
In cima alla classifica ovviamente troviamo MIcrostrategy con 214.278 BTC per un controvalore di oltre 24,4 miliardi di dollari.
La mossa strategica di Metaplanet potrà registrare un seguito nei prossimi mesi se la situazione interna in Giappone si farà più preoccupante. In tal caso possiamo aspettarci un piano DCA da parte dell’azienda.
La stessa ha elogiato la moneta crittografica Bitcoin nel suo comunicato di presentazione agli stakeholders del gruppo, scrivendo quanto segue:
“La politica monetaria di Bitcoin è rigidamente messa in pietra fino al 2140, distinguendola sia dai metalli monetari che dai progetti crittografici concorrenti gestiti per i capricci dei team di sviluppatori centralizzati, Ci saranno sempre e solo 21.000.000 di bitcoin.”
A quanto pare la caratteristica della criptovaluta che più sembra interessare alla società è quella della capacità di fungere da asset riserva di valore, in maniera simile a quanto esercitato dall’oro fisico.
Interessa anche la possibilità di detenere in portafoglio una moneta solida che possa fungere da “tax loss asset”, utilizzabile potenzialmente per realizzare gain futuri se necessario.
In pratica Metaplanet prevede di detenere bitcoin a lungo termine per garantire guadagni imponibili minimamente realizzati, potendo così acquisire più bitcoin nel tempo emettendo passività yen quando si presenterà l’opportunità.
L’indebolimento dello yen porta molte banche e società d’investimento a considerare l’esposizione in Bitcoin
La necessità di investire in un asset riserva di valore come Bitcoin da parte di Metaplanet è giustificata da una situazione economica difficile in Giappone, dove troviamo livelli elevati di debito pubblico, periodi prolungati di tassi di interesse reali negativi e di conseguenza uno yen debole.
Come infatti riportato da Reuters in un recente articolo pubblicato in data 26 aprile, il Giappone sta affrontando una delle crisi finanziarie più aspre dell’ultimo secolo, con un rapporto tra debito pubblico e PIL che ha raggiunto il 254,6% (dati Fondo Monetario Internazionale).
Per fare un paragone gli Stati Uniti, anch’essa con una situazione difficile alle spalle, presenta un rapporto debito/PIL del 123%.
Tutto ciò ha contribuito a spingere in basso le quotazioni dello yen giapponese fino al suo livello più basso degli ultimi 34 anni.
L’ultima volta che lo yen raggiunse tali livelli nei confronti del dollaro, risale a maggio 1990.
A gennaio 2012 la valuta giapponese aveva una valutazione doppia rispetto a quella attuale, con il rapporto USD/JPY che riportava 77.5 dollari mentre oggi segna circa 155 dollari.
Il picco delle quotazioni USD-JPY ha raggiunto il suo massimo multi-decennale dopo che alla fine di aprile la banca centrale giapponese ha mantenuto stabili i premi sui titoli del tesoro, senza accusare possibili tagli in vista entro la fine dell’anno.
Con i dati sull‘inflazione che non hanno mostrato segni di allentamento, la Bank of Japan (BOJ) è stata impossibilitata ad innalzare nuovamente i tassi di interesse visti i livelli estremamente alti di debito pubblico.
In poche parole il Giappone non riesce a frenare la caduta dello yen, né a frenare l’innalzamento dei rendimenti, come ribadito da Robin Brooks, ex Chief FX Strategist presso Goldman Sachs.
La situazione, oltre a portare debolezza dello yen che rappresenta una delle prime 5 valute di stato mondiali per riserve, aumenta i costi di manutenzione del debito portando a pesanti questioni fiscali.
Come infatti affermato da Metaplanet nel suo comunicato stampa in cui annunciava l’investimento in Bitcoin come riserva di valore:
“Mentre lo yen continua a indebolirsi, Bitcoin offre un deposito non sovrano di valore che ha e può continuare ad apprezzare rispetto alle valute legali tradizionali. La strategia di BOJ di mantenere bassi i tassi intervenendo nei mercati FX rappresenta un paradosso monetario insostenibile.”