HomeCriptovaluteInflazione folle in Turchia spinge i cittadini all’adozione di Bitcoin e crypto

Inflazione folle in Turchia spinge i cittadini all’adozione di Bitcoin e crypto

In Turchia l’inflazione è andata ufficialmente fuori controllo: il tasso annuo di produzione di nuova massa monetaria è arrivato addirittura al 72%, portando i cittadini a considerare sempre più Bitcoin e crypto come soluzione alternativa alla Lira turca.

La situazione del Paese  medio orientale sembra avvicinarsi sempre di più a quella dell’Argentina, dove l’inflazione a 3 cifre percentuali ha reso del tutto inutilizzabile il Peso argentino.

In questi casi Bitcoin e criptovaluta non rappresentano più meri strumenti speculativi, ma piuttosto una soluzione contro la svalutazione delle monete fiat.

Tutti i dettagli di seguito.

L’inflazione annua al 72% in Turchia: crescono i pagamenti in Bitcoin e crypto

Dopo l’Argentina ecco il turno della Turchia: l’inflazione ha raggiunto un livello così alto da rendere praticamente inutilizzabile la valuta di stato, incentivando così l’uso alternativo di Bitcoin e crypto come mezzi di pagamento per gli scambi tra privati.

Il tasso di svalutazione  annuo della Lira turca (TL) è più che raddoppiato da giugno 2023 passando dal 30% circa alla cifra folle del 72%.

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Non è la prima volta che l’inflazione in Turchia raggiunge livelli simili: già ad ottobre 2022 la percentuale di produzione di nuova moneta era balzata al 130%/yr, per poi però scendere drasticamente lasciando spazio alla crescita dei mercati speculativi locali.

Ora la situazione sembra essere tornata ufficialmente fuori controllo: la Lira Turchia è al suo “all-time low” contro il dollaro statunitense ed i rendimenti sui titoli di stato sono saliti fino al 50%.

Per rendere meglio l’idea di quanto grave il tutto, basti pensare che circa 11 anni fa il controvalore di 1 USD era rappresentato da appena 2 TL, mentre ora ha un controvalore di oltre 32 TL.

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In uno scenario del genere, aggravato secondo le testimonianze su X  del professore di economia applicata Steve Hanke dall’incapacità del governo Fatih Karahan di saper gestire la massa monetaria interna, Bitcoin e crypto non sono più una scelta.

Sebbene infatti le valute digitali siano viste a malapena come un giochino speculativo nei Paesi più sviluppati dove l’inflazione non erode i risparmi degli investitori, in luoghi come l’Argentina o la Turchia il loro utilizzo può davvero fare la differenza.

Bitcoin rappresenta il bene rifugio per eccellenza dopo l’oro e può aiutare le famiglie turche a preservare il loro capitale nel lungo periodo, pur dovendo sottostare alla volatilità di mercato nel breve termine.

D’altro canto crypto alternative come ad esempio le stablecoin, permettono di esporsi al dollaro utilizzando uno strumento non controllato da un’autorità centrale e dunque non bannabile (come successo in Argentina dove è stato limitato l’utilizzo del dollaro).

La natura anticonformitsta di Bitcoin e criptovalute viene maggiormente apprezzata nei Paesi con valuta debole

La crescita dell’adozione di Bitcoin e criptovalute in Turchia a seguito dell’aumento repentino dell’inflazione testimonia ancora una volta come questi strumenti vengano maggiormente apprezzati in quei Paesi dove manca una valuta centrale forte in grado di non svalutare eccessivamente negli anni.

Secondo quanto riportato infatti da uno studio di Chainalysis datato settembre 2023, le top 3 Nazioni dove Bitcoin è più popolare e viene utilizzato quotidianamente per gli scambi sono India, Nigeria e Vietnam.

Da notare come in tutti e 3 i Paesi l’inflazione nell’ultimo decennio abbia raggiunto livelli totalmente inaccettabili perdendo gran parte del loro valore contro il benchmark del dollaro.

In tutta l’Eurozona non c’è una grossa concentrazione di uso di valute digitali alternative, pur essendoci in alcune città come Berlino, Parigi e Lisbona una forte presenza di sviluppatori web3.

Negli Stati Uniti l’uso di criptovalute è in crescita ma non è correlato ad una dollaro debole ma piuttosto si rifà ad un maggior riconoscimento pubblico e ad un aumento degli investimenti nel settore.

A proposito di produzione di nuova supply, ricordiamo che tra pochi giorni ci sarà l’halving di Bitcoin: finalmente dopo 4 anni ritorna l’evento più atteso dai bitcoiners che vedranno dimezzare la produzione di nuovi BTC come block reward, con l’emissione che passerà da 6.25 monete a 3,125 ogni 10 minuti circa.

Ciò non rende Bitcoin deflazionistico, a differenza di come viene descritto erroneamente, ma lo eleva a bene rifugio con una emissione costante tendente al ribasso, tale da renderlo sempre più costoso in uno scenario di aumento della domanda.

Anche Ethereum si comporta molto bene in tal senso, avendo registrato un emissione netta neutra di nuovi ETH da agosto 2021, sin da quando è stato implementato il meccanismo di burn dopo l’EIP-1559.

Sebbene infatti vengono prodotti molti ETH ogni giorno e distribuiti ai validatori che contribuiscono a mantenere attivo il network, molti altri vengono bruciati durante le transazioni rendendo anche la seconda crypto per capitalizzazione un bene alternativo contro l’inflazione delle valute fiat.

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Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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