Secondo quanto riportato dallo “United States Financial Services Oversight Council” (FSOC) il settore stablecoin presenta dei rischi da non sottovalutare.
Il principale riguarda la componente di centralizzazione delle società che emettono questo genere di valute crittografiche.
Difatti si stima che il 70% del valore dell’intero mercato sia controllato da una singola azienda,
Vediamo tutti i dettagli di seguito.
Summary
FSOC: il mercato delle stablecoin è eccessivamente concentrato attorno a pochi attori
Secondo l’organizzazione federale governativa degli Stati Uniti FSOC, esistono dei rischi potenzialmente distruttivi all’interno del mercato stablecoin.
Nel suo rapporto annuale del 2024, il Consiglio di vigilanza ha avvertito di un fattore di concentramento che riguarda una grossa fetta di questa nicchia crittografica.
In particolare è stato scritto come Tether, società con sede legale alle Isole Vergini Britanniche, controlli il 70% del mercato.
USDT rappresenta di fatto la stablecoin con più supply circolante, pari a 138 miliardi di unità, più di tutti gli altri emittenti messi insieme.
È quella con più liquidità e profondità per gli scambi con altre valute, adottata principalmente come asset stabile per il trading di criptovalute.
Questa situazione secondo l’FSOC genera preoccupanti rischi non solo per l’industria crypto, ma per l’intera stabilità finanziaria del Paese.
Senza citare personalmente Tether, l’ente federale ha detto che se il suo dominio di mercato continuerà ad espandersi, potrebbero esserci gravi conseguenze in caso di fallimento.
Ecco quanto scritto testualmente nel report:
“il suo fallimento potrebbe sconvolgere il mercato delle criptovalute e creare effetti a catena per il sistema finanziario tradizionale”.
In Europa Tether è già considerata “fuori legge”, dopo che la recente regolamentazione MiCa ha imposto delle norme molto restrittive per gli emittenti di token.
Alcuni exchange hanno già preso l’iniziativa di delistare la risorsa, accusando il peso normativo e le minacce dei regolatori.
Stablecoin: rischi di centralizzazione e sfide future nella regolamentazione
I rischi di centralizzazione del mercato stablecoin risultano amplificati se pensiamo che Tether non opera in conformità con un quadro regolamentativo completo.
La società, nonostante non abbia finora commesso nessun crimine, appare come poco trasparente agli occhi dell’FSOC.
Secondo il rapporto emerge anche come la stessa manchi di audit di terze parti che possano fungere da garanzia contro hack o eventi drammatici.
Il Consiglio Federale suggerisce di disciplinare ulteriormente il settore stablecoin, obbligando gli emittenti a rendere pubbliche le rendicontazioni finanziarie
“Sebbene alcuni siano soggetti a supervisione a livello statale che richiede una rendicontazione regolare, molti forniscono informazioni verificabili limitate sui loro possedimenti e sulle pratiche di gestione delle riserve”.
Inoltre, l’FSOC ha esortato il governo degli Stati Uniti ad agire rapidamente e a mettere a punto un nuovo quadro normativo per le stablecoin.
Riprendendo i potenziali effetti negativi dei rischi delle stablecoin, e citando il caso TerraUSD (UST), il Consiglio chiede un “quadro prudenziale completo”.
La stessa autorità ha minacciato che prenderà in considerazione misure ed armi a sua disposizione per affrontare il problema se non verranno presi provvedimenti.
“Il Consiglio raccomanda al Congresso di approvare una legge che crei un quadro prudenziale federale completo per gli emittenti di stablecoin per affrontare il rischio di esecuzione, i rischi del sistema di pagamento, l’integrità del mercato e la tutela degli investitori e dei consumatori”.
Allo stesso tempo il CEO di Tether, Paolo Ardoino, ha detto pubblicamente che una norma troppo stringente potrebbe a sua volta minacciare la stabilità del settore crypto.
L’introduzione della recente regolamentazione Mica ne è un esempio calzante, gli emittenti di token che devono necessariamente detenere il 60% delle riserve presso banche europee.
Questa condizione potrebbe indurre in rischi sistemi gravi, visto e considerando che le riserve delle stablecoin possono essere prestate fino al 90% dalle stesse banche.
Riserve di stablecoin ai massimi storici sugli exchange
Rischi e regolamentazione a parte, riteniamo curioso riportare la metrica delle riserve delle stablecoin sugli exchange.
Secondo i dati di CryptoQuant, attualmente all’interno di CEX ci sono più stablecoin di quante non se ne siano mai viste in 10 anni.
In totale troviamo 44 miliardi di stablecoin come asset di riserva delle borse di scambio crittografiche, pronte ad essere spese.
La cosa più curiosa da notare è che da giugno 2023 queste riserve sono esplose a rialzo, aumentate di circa 27 miliardi di dollari fino ad oggi.
Tuttavia il vero boom c’è stato da novembre in poi, grazie alla spinta positiva di Donald Trump che ha portato 17 miliardi di dollari in stablecoin come inflow.
Solitamente situazioni del genere precedono una fase bullish del mercato, con le stablecoin che vengono utilizzate per acquistare asset speculativi.
Ci aspettiamo una nuova corsa al rialzo da qui fino ai prossimi mesi.