A partire da venerdì 10 giugno si è verificato un vero e proprio crollo dei mercati crypto.
Summary
Il crollo delle crypto: cosa è successo?
Prendendo come riferimento Bitcoin, il suo prezzo in cinque giorni è passato da 30.000$ a 20.000$, trascinando con sé anche tutte le altre criptovalute.
La capitalizzazione di mercato crypto complessiva è scesa da 1.300 miliardi di dollari a 900 miliardi, ma ieri il crollo si è poi momentaneamente arrestato.
Dopo aver toccato questi minimi, infatti, c’è stato un piccolo rimbalzo, dovuto anche in particolare alla reazione positiva delle borse USA alle decisioni della Fed.
I fattori che hanno giocato il ruolo principale sono due: una forte paura che ha dominato un po’ tutti i mercati finanziari, in particolare a causa dei timori che le politiche monetarie delle banche centrali diventassero ancora più restrittive, ed alcuni problemi specifici sui mercati crypto.
Come dimostra il rimbalzino di ieri sera, la dinamica principale sembrerebbe proprio essere quella legata ai mercati finanziari globali, ed in particolare all’ipotesi che le banche centrali siano costrette ad optare per politiche monetarie ancora più restrittive a causa dell’inflazione elevata.
La Fed ieri ha annunciato un aumento dei tassi di interesse di 75 punti base, ovvero il maggiore dal 1994. I mercati, però, avevano già scontato questa ipotesi e, infatti, ieri hanno reagito bene. Il crollo dei giorni scorsi era dovuto a questo timore, ma quando ieri è stato confermato ciò che i mercati sospettavano già, la reazione è stata positiva.
Inoltre, la stessa Fed ha dichiarato che con l’attuale politica monetaria dovrebbero riuscire a riportare l’inflazione al 5% entro fine anno (ora è all’8,6%), e questo è piaciuto ai mercati perché significa che la sua politica monetaria non dovrebbe diventare più restrittiva di quanto lo sia ora.
Pertanto, a meno di future novità, questa dinamica legata ai timori di ulteriori restrizioni delle politiche monetarie delle banche centrali ieri sembra essersi temporaneamente arrestata.
Ciò non solo ha fatto rimbalzare le borse, ma anche i mercati crypto, sebbene di poco. Anzi, forse non si può nemmeno parlare di vero e proprio rimbalzo, ma solamente di arresto del crollo.
Non è detto, però, che tale arresto sia duraturo, perché in caso di notizie negative in tal senso potrebbe anche riprendere.
Il crash del mercato viene alimentato del fallimento di grandi realtà del settore
L’altro problema, che ha afflitto specificatamente i mercati crypto, sono i rischi concreti di fallimento per servizi come Celsius, o fondi come 3AC.
Anche la stablecoin algoritmica di Tron, USDD, ieri ha sofferto molto, scendendo fino a 0,96$. Non si è trattato di un vero e proprio crollo, paragonabile a quello di UST, ma è di sicuro sintomo che ci fosse il reale timore che potesse saltare.
In questo momento tali timori sembrano essersi momentaneamente sopiti, anche se non dissipati del tutto, ma è possibile che abbiano giocato un ruolo secondario seppur significativo. Sembra che la dinamica principale fosse quella legata ai timori dei mercati globali, a cui si sono sommati i timori specifici di questi fallimenti crypto che hanno generato un vero e proprio collasso.
Non sono pochi coloro che si attendono un ulteriore calo.
Se, infatti, da un lato le paure per un’ulteriore restrizione delle politiche monetarie delle banche centrali sembrano essere momentaneamente svanite, quelle relative ai crolli di alcuni importanti servizi crypto non sono svanite affatto. Pertanto in assenza di una spinta positiva proveniente dai mercati tradizionali, ed in particolare dalle borse USA, il crollo dei mercati crypto potrebbe anche riprendere a breve.