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Il fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, non vende ETH per profitto personale dal 2018, ma dona le sue monete in beneficenza

Pochi giorni fa Vitalik Buterin, fondatore di Ethereum, ha rivelato in un post sul social media  decentralizzato Warpcast di non aver più venduto ETH per profitto personale da ormai 5 anni.

Tutt’al più il creatore della celebre piattaforma di smart contract, avrebbe utilizzato parte del suo patrimonio in ether e parte delle shitcoin che gli vengono inviate da diverse community, per sostenere associazioni non-profit e fare beneficenza.

Non è dunque lui a vendere in prima persona ma le controparti che devono sostenere alcune spese.

Nel mondo delle donazioni Vitalik aveva lasciato il segno nel 2021, quando cedette 1 miliardo di dollari in Shiba Inu (SHIB) al fondo indiano“Crypto Relief”, istituito dal collega Sandeep Nailwal per sostenere l’emergenza Covid-19.

Vitalik Buterin non vende ETH per profitto personale da 5 anni: la community di Ethereum confonde le donazioni come cessazioni

Due giorni fa, Vitalik Buterin, programmatore informatico russo ed inventore del protocollo Ethereum, ha pubblicato un tweet molto interessante all’interno del social media decentralizzato Warpcast, in cui ricorda alla sua community di non essere una persona avida di denaro.

In particolare avrebbe affermato di non aver più venduto ETH per ottenere profitto personale dal lontano 2018, e che gli unici trasferimenti dal suo indirizzo riguardano donazioni ad enti di beneficenza.

Spesso gli utenti confondono le donazioni  con le cessazioni, pensando che un trasferimento in ether  implichi necessariamente la vendita per stablecoin o FIAT nell’intento di fare cashout sul conto personale del “capo” di Ethereum.

I media sfruttano gli eventi in cui si registrano transazioni in uscita dal wallet di Vitalik per ottenere attenzioni tramite titoli “clickbait”, diffondendo informazioni errate.

Quando il fondatore della piattaforma di smart contract effettua una donazione in ETH,  non sta vendendo per profitto ma sta semplicemente spendendo la criptovaluta, mentre il destinatario spesso decide di vendere per coprire le spese operative.

Stando a quanto detto da Vitalik Buterin, ed analizzando gli storici degli indirizzi pubblici in suo possesso (il cui collegamento è stata rivelato anni fa), non si intravedono infatti tracce  di recenti  operazioni di trading o di vendite su exchange che facciano pensare a gain personali.

La notizia non fa molto scalpore e non stupisce chi ormai conosce la personalità del programmatore 29enne russo,  visto che negli anni non ha mai agito per fini personali ma sempre e solo per il bene di Ethereum.

Basti pensare che nonostante sia arrivato ad essere un multimiliardario quando le quotazioni di ether erano in prossimità dei massimi storici, non ha mai sfoggiato vestiti di lusso o guidato supercar ed anzi, si è sempre comportato in maniera modesta e discreta.

Il suo abbigliamento, fatto di t-shirt sgargianti con unicorni, arcobaleni ed ufo, è tipico dei classici nerd informatici a cui non interessa l’influenza sociale del denaro.

ethereum vitalik buterin

L’attività filantropica di Vitalik e la storica donazione in SHIB da 1 miliardo di dollari 

Negli anni Vitalik Buterin, oltre ad aver supportato in maniera etica la fondazione di Ethereum e le sue attività affiliate senza trarre consistenti profitti personali, ha spesso dimostrato avere a cuore il tema della beneficenza.

A giugno di quest’anno ha rivelato di aver donato 100 milioni di dollari insieme al collega Sandeep Nailwal, fondatore della soluzione layer-2 Polygon al fondo indiano “Crypto Relief, istituito nel 2021 per sostenere l’emergenza Covid-19.

Si tratta dell’ennesima elargizione dopo che nel 2022 gli stessi due sviluppatori avevano ceduto altri 100 milioni di dollari, nell’intento di supportare attività e progetti ad alto impatto sociale.

Nonostante le cifre da capogiro, le donazioni degli ultimi 2 anni non hanno nulla a che vedere con la storica transazione da circa 1 miliardo di dollari in SHIB, con cui Vitalik decise di finanziare lo stesso fondo “Crypto Relief” non appena scoppiò la seconda ondata dell’emergenza sanitaria in India ad aprile 2021.

La cosa curiosa di questa vicenda, è che il fondatore di Ethereum non aveva acquistato SHIB per finanziare le sua attività filantropiche, ma li aveva ricevuti gratuitamente dalla community di Shiba Inu come tecnica di marketing  per accrescere il controvalore della memecoin (si pensava che Vitalik non li avrebbe mai venduti e dunque si sarebbe creata una condizione di “scarsità di offerta”).

Il fondo indiano che ricevette la fortunata montagna di denaro, oggi conta ancora un bilancio di circa 200 milioni di dollari, di cui la maggior parte in USDC.

Vitalik, invece, gestisce in maniera diretta anche un’altro ente di beneficenza, chiamato Kanro, tramite un wallet multisignature da 70 milioni di dollari, con cui finanzia i più disparati progetti con l’intento lasciare il segno nel mondo ed alleggerire le sofferenze dei meno fortunati.

Per quanto riguarda invece il suo portafoglio crittografico personale (quello maggiore), il cui indirizzo è stato reso pubblico da lui stesso nel 2018, sappiamo che al momento detiene un controvalore di 1,66 milioni di dollari, di cui circa il 35% è in ETH mentre il resto è composto da shitcoin che Vitalik non ha mai comprato.

Infatti dopo la vicenda di SHIB, in cui l’inventore di Ethereum ricevette il 50% della supply della moneta a titolo gratuito, diversi progetti di memecoin hanno iniziato ad inviare grandi quantità di token al suo indirizzo.

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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