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Il valore di Bitcoin scende sotto i 30.000 dollari: movimenti sospetti associati all’exchange Mt. Gox

Il valore di Bitcoin in questi giorni ha registrato un correzione dal top locale di 31.000 dollari, toccato il 14 aprile, fino agli attuali $28.000.

Nel frattempo molti BTC appartenenti a wallet associati all’ormai defunto exchange di criptovalute Mt. Gox sono tornate in rete dopo che sono state dormienti per 10 anni. 

Cosa sta succedendo?

Tutti i dettagli in questo articolo.

Il valore di Bitcoin scende sotto i 30.000 dollari: più di 2.000 BTC associati a Mt. Gox tornano attive 

Bitcoin ha avuto difficoltà a mantenere il suo prezzo al di sopra dei 30.000 dollari.

Negli ultimi 3 giorni il valore di Bitcoin ha registrato un decremento dell’8,25% mentre attende di trovare una zona di supporto all’interno del range 27.000-28.000 dollari.

Nulla di grave apparentemente in un mercato volatile come quello delle criptovalute, visto e considerando che BTC da metà  fino alla settimana precedente era cresciuto di oltre il 35%.

Nel frattempo però un dettaglio molto interessante spicca all’occhio in questo fenomeno di correzione dei prezzi.

Secondo i dati on-chain, un indirizzo ha trasferito diversi bitcoin dal valore di 60 milioni di dollari, dopo essere stato inattivo per 10 anni.

Nel dettaglio si tratta di 2.071,5 rimasti dormienti dal 19 dicembre 2013.

La cosa che fa più scalpore tuttavia è il fatto che questi bitcoins appartengano ad un indirizzo associato alla saga Mt. Gox

Inoltre, lo stesso indirizzo è collegato a due portafogli che la scorsa estate hanno fatto una transazione da 10.000 BTC dopo 9 anni di inattività.

La notizia ha fatto il giro del mondo tra i sostenitori del protocollo Bitcoin e le agenzie di informazione crypto.

La ricercatrice blockchain Taisia, l’amministratore del canale Telegram “GFISchannel”, crede che questi indirizzi potrebbero essere collegati con l’hacking del defunto exchange crypto che fece scomparire circa 850.000 BTC, la cifra più alta registrata in un furto informatico di criptovalute.

Secondo l’esperta di analisi on-chain Taisa, il wallet in questione potrebbe appartenere a Jed McCaleb, proprietario originale di Mt. Gox e fondatore di Ripple.

Se confermata questa indiscrezione, sarebbe uno scandalo per la community crypto, visto che McCaleb vendette Mt. Gox nel 2011 a Mark Karpelès e dopo 3 anni quest’ultimo dichiarò bancarotta della società. 

Come fa McCaleb ad essere in possesso di questi BTC e perchè il suo indirizzo è associato a quello dell’hacking dell’exchange? E se fosse stato lui ad hackerare Mt.Gox? 

Il valore di Bitcoin è sceso a causa della vendita di questi BTC?

In molti credono che la vendita dei 2.071,5 BTC rimasti dormiente per diversi anni, abbia causato un drop per il valore di Bitcoin.

Tuttavia, probabilmente non è stata questa la causa scatenante del ritracciamento di BTC. 

Se paragoniamo l’entità dello spostamento di questi fondi con il volume di scambio di Bitcoin nelle ultime 24 ore, ci accorgiamo della grande differenza nell’ordine di grandezza di questi dati. 

Infatti, 60 milioni di dollari non sono paragonabili ai 21 miliardi di dollari scambiati nell’ultimo giorno di contrattazioni. 

Molto più probabilmente a causare la discesa di prezzo sono stati altri fattori, come ad esempio l’effetto negativo generato dall’unstaking degli ETH dopo l’aggiornamento Shapella. 

Oppure, come dicevamo sopra, il ribasso del valore di Bitcoin non è da giustificarsi con un qualche evento in particolare, ma semplicemente dal fatto che ci sono state più vendite che acquisti e questo ha portato ad un drop di prezzo in un mercato così volatile e così poco liquido in questo momento.

Ciò che è certo è che la vendita degli oltre 2.000 BTC che sono correlati a MT. Gox non rappresentano la causa di questi movimenti recenti.

A supporto di ciò, è interessante notare che l’afflusso degli ultimi giorni di Bitcoin riversati in tutti gli exchange è decisamente basso se paragonato a giornate in cui i depositi hanno superato la soglia dei 150.000 BTC.

Il 19 aprile, giorno in cui è avvenuto lo spostamento dei bitcoin dormienti, c’è stato un inflow sugli exchange decisamente basso, al di sotto delle 25.000 unità.

Ciò significa che la notizia non ha causato una vendita massiccia sugli exchange.

Quanti BTC sono rimasti intrappolati all’interno della sag Mt. Gox?

Prima di toccare questo punto delicato, facciamo un passo indietro nella storia,

Per chi non lo sapesse, Mt. Gox è stato uno dei primi, nonché più grandi exchange crypto nell’era 2010-2014, che gestiva oltre il 70% delle attività di trading su Bitcoin e su tutte le altre criptovalute.

All’epoca non c’erano molti provider di servizi crypto, dunque Mt. Gox rappresentava la scelta più “sicura” e comoda per gli investitori. 

A febbraio 2014 si è verificato l’hack più grande nella storia delle crypto, che ha sottratto all’exchange 850.000 BTC, anche se a dire la verità Mt. Gox aveva subito altri attacchi anche nel 2011.

L’exchange di proprietà di Mark Karpelès dichiarò bancarotta ed iniziò una lunga battaglia legale fra creditori ed i procuratori fallimentari.

Dopo 7 anni e mezzo è iniziato il piano di rimborso per gli utenti che avevano fondi su Mt. Gox prima che venisse hackerato.

Nel frattempo sono stati recuperati 202.105,97 BTC che sono stati parzialmente oggetto di vendite per restituire la somma persa agli investitori.

Ad oggi, nella saga Mt. Gox sono rimasti 137.890,98 BTC che verranno liquidati nel tempo.

I restanti 64.214,99 BTC sono stati venduti dal Trustee di Mt. Gox tra il dicembre 2017 e maggio 2018. 

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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