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L’emittente di stablecoin Tether blocca 873.000 USDT legati ad attività di carattere terroristico in Ucraina e Israele

Continua l’impegno di Tether, maggior emittente di stablecoin nel mercato crypto, che ieri ha annunciato tramite un blog post di aver bloccato il flusso di 873.000 USDT destinati al finanziamento di attività terroristiche per le guerre in Ucraina ed Israele.

Dopo la news della scorsa settimana che ha visto come protagonista l’exchange di criptovalute Binance e il suo lavoro al fianco della polizia israeliana per congelare diversi  account collegati ad Hamas, ora è il turno di Tether.

Con un’operazione “tecnicamente” semplice, ma concretamente complessa a causa dell’elevato numero di ricerche e monitoraggi che il fornitore di stablecoin e il suo team hanno dovuto sostenere, sono stati bloccati ben 32 indirizzi, tutti protagonisti di attività illeciti all’interno dei confini ucraini e della Terra santa.

Vediamo tutti i dettagli di seguito.

Tether congela 873.000 dollari in stablecoin a 32 indirizzi collegati ad attività terroristiche in Ucraina e Israele

Ieri Tether, il più grande fornitore di stablecoin nel mercato crypto con oltre 68 miliardi di dollari di controvalore gestito, ha annunciato all’interno del suo ultimo blog post di aver bloccato 873.118,34 dollari in USDT ritenuti responsabili di aver finanziato attività terroristiche in Ucraina ed Israele.

In collaborazione con l’Ufficio nazionale israeliano per il finanziamento del terrorismo (NBCTF), Paolo Ardoino ed il suo team sono riusciti a congelare 32 indirizzi crittografici che nello storico delle proprie transazioni mostrano affiliazioni con Hamas ed altri gruppi paramilitari palestinesi.

La società con sede legale nelle Isole Vergini Britanniche ma che opera nel proprio quartier generale situato ad Hong Kong, è nota per le sue gesta nel contrasto dell’uso di criptovalute in relazione a furti informatici, narcotraffico ed attività terroristiche.

Sebbene Bitcoin ed il resto delle valute digitali siano nate con l’interesse di proteggere la privacy di chi le utilizza, Tether ha una concezione diversa di questa filosofia e blocca puntualmente tutti gli indirizzi che utilizzano i propri prodotti per fini illeciti.
Nella giornata di ieri, mentre proseguivano purtroppoi bombardamenti e gli assedi all’interno del confine palestinese di Gaza, è arrivata la notizia che ha reso noto il lavoro eccellente dell’emittente di stablecoin, la quale ora può vantare di aver agito per nobili cause.

Il CTO di Tether Paolo Ardoino, che a dicembre diventerà ufficialmente CEO della stessa società, ha utilizzato queste parole per descrivere la sua ultima operazione di censura nei confronti dei 32 account crittografici criminali in questione:

“Tether resta impegnata a promuovere l’uso responsabile della tecnologia blockchain e a rappresentare una solida difesa contro il crimine informatico. Aspettiamo con impazienza la continua collaborazione con le forze dell’ordine globali come parte del nostro impegno per la sicurezza globale e l’integrità finanziaria.”

La notizia fa seguito ad un’altra attività orientata ad abbattere il finanziamento al terrorismo in Israele, questa volta capitanata dall’exchange di criptovalute Binance che ha cooperato con le forze di polizia Gerusalemme per sequestrare alcuni portafogli i che avevano avuto rapporti economici con Hamas.

Teher invece, si è distinta recentemente per aver inserito nella propria black list un indirizzo che, sfruttando una vulnerabilità nel codice MEV-boost-relay, aveva sottratto 25 milioni di dollari a dei MEV bot,attraverso una particolare strategia di front running nota con il termine di sandwich attack.

A novembre dello scorso hanno invece, la stessa società operante nel settore delle stablecoin, aveva bloccato un portafoglio contenente 46 milioni di USD a seguito di una richiesta delle autorità statunitense che avevano notato un forte collegamento con l’hack di FTX, avvenuto parallelamente al crollo dell’exchange di Sam Bankman Fried.

L’impegno di Tether nel contrastare l’uso di criptovalute per attività illecite: oltre 900 indirizzi bloccati fino ad oggi

Dopo l’ultimo colpo messo in atto da Tether per impedire che le stablecoin da essa emesse fossero utilizzate per finanziare il terrorismo in Ucraina ed in Israele, la società crittografica ha ribadito il suo impegno nel combattere la criminale all’interno del contesto delle criptovalute.

Tether nel corso degli anni ha aiutato 31 agenzie in tutto il mondo operanti in 19 giurisdizioni diverse ad interrompere flussi di stablecoin, per la maggior parte in USDT, provenienti da crypto hack e/o orientati a sovvenzionare attività illeciti.

Tra i Paesi con cui Paolo Ardoino ed il suo team hanno collaborato troviamo Brasile, Singapore, Filippine, Germania, Corea del Sud, Norvegia, Polonia, Svizzera, Grecia, Canada, Croazia, Italia, Argentina, Australia, Belgio, Isole Cayman, Cina, Paesi Bassi, El Salvador , Germania, Hong Kong, India, Irlanda, Israele, Kirghizistan, Nuova Zelanda, Spagna, Taiwan, Regno Unito, Ucraina, Estonia e Stati Uniti.

In totale da novembre 2017 sono stati frezzati, account per un controvalore totale di 835 milioni di dollari. Si tratta di una cifra esigua se pensiamo che il mercato della criminalità informatica vale ad oggi 445 miliardi di dollari, ma resta comunque forte il posizionamento ideologico e la dedizione di Tether nel rendere il mondo delle criptovalute posto migliore, fatto di transazioni legittime e nel rispetto della legge.

Gli indirizzi bloccati dalla società crittografica che gestisce l’emissione della stablecoin più grande al mondo in termini di capitalizzazione (USDT), ammontano a 909 dopo l’ultima operazione messa in atto nei territori di Israele e dell’Ucraina.

Esattamente 3 anni, “solo” 96 indirizzi erano stati bannati da Tether, con i controlli che si sono intensificati dal 2021 in poi ed hanno portato alla crescita della black list dell’azienda.

Tether in realtà non ha le facoltà di freezare un intero portafoglio crittografico, ma ha la possibilità di intervenire bloccando la funzione “invia USDT” ad ogni singolo wallet, rendendo impossibile di fatto spendere la stablecoin in questione.

Questo “potere speciale” della società è stato talvolta criticato da sostenitori della cultura decentralizzata, tale da essere definito come una vera e propria censura collettiva da parte di un singolo individuo.
Nella realtà dei fatti però, Tether ha sempre agito in buona fede ed ha messo semplicemente un freno a soggetti criminali che avevano sfruttato il fattore di pseudo anonimato delle criptovalute per azioni tutt’altro che legittime.

A tutto ciò si aggiunge la continua pressione di alcuni media che continuano a sostenere erroneamente che le valute digitali siano utilizzate prevalentemente per riciclare denaro, finanziare il narcotraffico e altre attività illecite.

Come ha spiegato, invece, Paolo Ardoino dopo il blocco dei 32 indirizzi collegati alla guerre in Ucraina ed Israele:

“La criptovaluta è uno strumento potente, ma non è uno strumento per il crimine.Contrariamente alla credenza popolare, le transazioni di criptovaluta non sono anonime; sono gli asset più tracciabili e tracciabili. Ogni transazione viene registrata sulla blockchain, rendendo possibile per chiunque tracciare i movimenti dei fondi. Di conseguenza, i criminali così stupidi da utilizzare le criptovalute per attività illegali verranno inevitabilmente identificati.”

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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