HomeCriptovaluteScandalo nel mondo crypto: TridentDAO liquida gran parte dei token Arbitrum (ARB)

Scandalo nel mondo crypto: TridentDAO liquida gran parte dei token Arbitrum (ARB)

Pochi giorni fa è avvenuto quello che si può definire uno scandalo nel mondo crypto, che vede come protagonisti TridentDAO e Arbitrum. 

Tra il 24 ed il 25 aprile la fondazione di Arbitrum ha rilasciato un airdrop di token ARB a tutti i progetti e le organizzazioni più rilevanti dell’ecosistema, con l’obiettivo di finanziare la crescita della blockchain e delle attività costruite su di essa.

Una delle entità, TridentDAO, ha dimostrato di avere le stesse “diamond hands” di Elon Musk ed ha liquidato gran parte dei token ARB che gli sono stati regalati come incentivo per migliorare i propri prodotti sul mercato.

La community di Arbitrum, si è subito scagliata contro TridentDAO per aver agito in maniera opportunistica.

TridentDAO e l’airdrop della fondazione di Arbitrum

Dopo aver ricompensato gli early adopters della community di Arbitrum con l’airdrop del 23 marzo, ora è stato il turno delle DAO, ovvero le organizzazioni decentralizzate autonome.

Pochi giorni fa  infatti,la fondazione di Arbitrum ha regalato circa 90 milioni di token ARB a tutti quei progetti che negli ultimi anni hanno deciso di costruire i propri prodotti e servizi sull’infrastruttura layer2

Tra questi spiccano nomi importanti come Sushiswap, Dopex, Radiant, Aave, Balancer e Vesta Finance.

Uno fra tutti, però, ovvero TridentDAO si è comportato in maniera alquanto egoistica ed ha liquidato circa la metà dei token che gli sono stati airdroppati.

Il capitale era stato rilasciato con l’obiettivo di incrementare la liquidità presente nella pool ARB/PSI di OasisSwap v1.5. Invece, la DAO in questione ha pensato di vendere ad un prezzo medio di 1,31 dollari ben 131.345 ARB dei 257.540 che le sono stati inviati dalla fondazione di Arbitrum.

Monolith, fondatore e developer di TridentDAO, si è giustificato dicendo che i token non potevano essere utilizzare per votare alle proposal di governance di Arbitrum (assolutamente falso) e che la scelta di dumpare a mercato gran parte dei token rappresenti la scelta più smart in questo contesto.

A rimetterci principalmente è stato PSI, token utility dell’ecosistema di giochi decentralizzati di TridentDAO, che al momento della news ha registrato un calo notevole del prezzo, passando velocemente da 1,65 a 1,17 dollari, per poi riprendersi leggermente nelle ore successive. 

La community non ha preso bene la notizia, specialmente chi holdava PSI, visto che TridentDAO ha dimostrato di non avere un concreto interesse nell’aumentare la liquidità nelle pool decentralizzate di OasisSwap e di favorire un’economia di scambio per il token.

Chi, invece, non è stato toccato in maniera significativa è stato il token ARB e l’ecosistema di Arbitrum visto che la quantità di token venduti a mercato risulta irrilevante rispetto al volume medio di transazioni che vengono effettuate giornalmente.

Inoltre, molte altre DAO hanno ricevuto una quantità nettamente superiore rispetto a TridentDAO senza però ricorrere allo strumento “sell”.

Per una lista completa dell’aidrop di Arbitrum alle DAO del proprio ecosistema, è possibile consultare questo documento.

dao token airdrop arbitrum

Dove sono finiti i token Arbitrum (ARB) che sono stati regalati a TridentDAO?

Andando più nello specifico, possiamo vedere che fine hanno fatto tutti gli ARB che sono stati airdroppati a TridentDAO, ricostruendo gli spostamenti on-chain di tali fondi.

L’allocazione iniziale di 257.540 ARB è stata inviata dalla fondazione di Arbitrum al wallet multisignature di TridentDAO per poi essere trasferita altrove, più precisamente su 9 indirizzi differenti.

La scelta di diversificare la custodia dei fondi rappresenta una scelta dettata probabilmente dalla necessità di utilizzare i fondi per scopi ed interessi differenti, piuttosto che usufruire del capitale per rafforzare lo sviluppo dell’ecosistema Arbitrum.

Tuttavia, non possiamo sapere se TridentDAO effettuerà un “buyback” di ARB nell’immediato futuro e se, con il senno di poi, questa mossa verrà considerata intelligente.

Tutto quello che sappiamo è che al momento 25.755 ARB equivalenti a circa 35 mila dollari, sono stati trasferiti all’exchange di criptovalute KRAKEN, quasi sicuramente con l’obiettivo di uscire in FIAT money. 

Circa la stessa quantità è stata trasferita su Kucoin, dopo un lungo giro di transazioni, tramite questo indirizzo di partenza.

46.357 ARB sono stati trasferiti ad un wallet che ha swappato la totalità dei token in ETH ed USDC.  

Lo stesso destino è stato riservato ad altri 38.631 ARB che sono stati venduti per USDC su questo indirizzo.

Gli effettivi incentivi per PSI e per la pool di liquidità su Oasiswap sono stati infimi se pensiamo al totale che è stato trasferito su exchange o venduto per stablecoin o per ETH.
In totale circa 10 mila dollari dei 345 ricevuti come airdrop, sono stati utilizzati per finanziare l’attività e lo sviluppo di PSI.

Se TridentDAO ha pensato di sparpagliare i propri fondi su differenti wallet per non attirare l’attenzione di una svendita di massa di token, ha fallito nel suo intento visto che gli attuali strumenti Web3 di monitoraggio on-chain ci forniscono informazioni dettagliate su quando, quanto e dove sono stati inviati gli ARB relativi all’airdrop.

tridentdao vendita token arbitrum arb

La blockchain nasconde, ma non ruba: i migliori tool per seguire lo spostamento di denaro on-chain

La blockchain rappresenta un registro digitale distribuito fra i nodi della rete ed immutabile: ciò significa che a differenza di come è descritto nella narrativa mainstream, questa tecnologia è altamente trasparente per quello che riguarda gli scambi in criptovalute.

La maggior parte delle crypto come Bitcoin, infatti, sono definite “pseudo anonime” nel senso che possono essere utilizzate in forma anonima finché il proprietario di un wallet decide di rivelare la sua identità o di fornire dettagli del proprio portafoglio pubblicamente.

Nel caso di organizzazione decentralizzate autonome come TridentDAO la rivelazione della propria identità on-chain risulta un must se si vuole agire con trasparenza all’interno della community crypto e si vuole a maggior ragione ricevere un airdrop dal team di una infrastruttura blockchain.

Esistono svariati strumenti di tracking Web3 per monitorare il flusso di criptovalute tra diversi wallet: essi differiscono in base alla natura dell’utilizzo e al costo per l’utente finale.

Società del calibro di Chainalysis, Anchain ed Elliptic richiedono dei costi alti per ottenere servizi di monitoraggio ed auditing di crypto asset e non lavorano con un pubblico dalla capacità economica medio-bassa.

D’altro canto, esistono tool e siti web gratuiti che possono essere d’aiuto per monitorare in autonomia tutti i wallet presenti in rete.

Ad esempio, DappRadar e Debank sono delle soluzioni validissime se si cerca di ottenere informazioni on-chain relative a trasferimenti di fondi, interazioni con smart contract ed acquisto/vendita di asset.

Un’altra opzione è quella di utilizzare un block explorer pubblico, che tuttavia risulta essere più complesso e con un’interfaccia grafica meno pulita rispetto agli esempi citati sopra.

Se non si ha molta esperienza nel settore, il consiglio è quello di provare a sperimentare l’ebbrezza del monitoraggio di wallet, partendo da quello personale per poi ficcare il naso su quello di altri individui, tramite Debank che presenta uno dei migliori servizi sul mercato.

debank portfolio address
Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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