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Approfondimento sulla crypto DASH: la storica moneta nata da un hard fork di Bitcoin

In questo articolo approfondiamo la crypto DASH, moneta crittografica nata nel 2014 da un hard fork del protocollo Bitcoin e divenuta  molto popolare negli anni seguenti, prima di cadere in decadenza dal 2018 in poi.

Il progetto Dash, proprio come Bitcoin, non è governata da un ente centralizzato ma è supportata dall’intera community, che attraverso una struttura autonoma (DAO) decide in maniera democratica gli sviluppi futuri e le linee d’azione.

Inoltre, come il re del mercato crypto, la valuta in questione viene estratta tramite pratiche di mining ed è soggetta ad una diminuzione progressiva annua dei premi per ogni blocco aggiunto al network.
Vediamo tutti i dettagli di seguito.

La nascita della crypto Dash e la storia del fork di Bitcoin

La crypto DASH nasce il 18 gennaio 2014 da un’invenzione dello sviluppatore software statunitense Evan Duffield.

La moneta è stata rilasciata inizialmente sotto il nome di Xcoin, per poi essere ridenominata Darkcoin poco dopo a causa del successo che le monete crittografiche stavano registrando all’interno dei mercati darknet.

Poco dopo lo stesso creatore del progetto si rese conto che un nome del genere avrebbe potuto ostacolare i progressi tecnologici del proprio protocollo e decise dunque di cambiare definitivamente il nome della moneta in DASH, ovvero un abbreviazione del termine “digital cash”. 

Già dal 2016 in poi la crypto non era più utilizzata con continuità all’interno dei vari mercati dark dell’epoca. La moneta è stata creata con l’intento iniziale di rimpiazzare Bitcoin e di migliorare alcuni suoi limiti tecnici che tuttora vengono criticati dai sostenitori delle cosiddette altcoin.

La crypto DASH è infatti  più efficiente in alcuni aspetti come il numero di transazioni eseguibili ogni secondo (TP/s) e per le fees richieste.

Inoltre differisce dalla prima crypto del mercato per un block time 4 volte inferiore e per una tendenza alla diminuzione del block reward leggermente inferiore ( 7,14% all’anno) che avviene ogni 210240 blocchi ( ogni anno circa).

In realtà  però il progetto di Evan Duffield  molto presenta molte somiglianze con Bitcoin, essendo nato con un hard fork del protocollo ideato da Satoshi Nakamoto,  che ha richiesto a tutti i client interessati a partecipare al nuovo protocollo, di installare una nuova versione di software.

Ciò significa, semplificando,  che la struttura portante di Dash proviene da quella originale di Bitcoin, a cui poi sono state apportate delle modifiche.

In linea di massima entrambe le reti crittografiche ottengono il consenso distribuito tra i nodi della rete attraverso il meccanismo proof-of-work e le relative coins vengono estratte tramite pratiche di mining che incentivano il corretto funzionamento della rete.

Bitcoin è tuttavia molto più famosa di Dash e negli anni è riuscita a mantenere l’egemonia del mercato crypto, godendo di un lustro maggiore essendo nata prima di tutte le altre monete crittografiche.

Dash invece ha perso gran parte della fama che godeva negli anni 2014-2017 ed è caduta in decadenza dal 2018 in poi, affossata dal forte sviluppo che il settore blockchain ha esperienziato negli ultimi anni e dalla nascita di progetti molto più competitivi.

La community della crypto DASH

Sebbene il nome del creatore del progetto sia noto pubblicamente, la crypto DASH non è governata da un’autorità centrale ma bensì da un organizzazione autonoma decentralizzata (DAO).

Ciò significa che l’intera community può contribuire votando le proposte di aggiornamento che più ritiene opportune e che verranno implementate ( in caso di raggiungimento del quorum) da sviluppatori volontari che hanno a cuore il futuro del protocollo.

L’utilizzo delle  DAO all’interno del settore crypto è divenuto sempre più popolare dal 2018 in poiché rappresenta un metodo per decentralizzare la propria struttura e dare ai propri utenti in mano il potere di voto democratico riguardo le linee di azione di un determinato progetto.

Per Dash, i maggiori sviluppatori iniziali ed il fondatore Evan Duffield hanno scelto questo tipo di organizzazione ad agosto 2015 ed ancora oggi il protocollo viene coordinato in maniera decentralizzata.

La DAO in questione è in grado di finanziare le proprie attività attraverso un “fondo di governance” che a sua volta viene sovvenzionato grazie alle fees che vengono generate all’interno della rete crittografica.

Nel dettaglio le fees che gli utenti pagano per utilizzare la chain di Dash vengono ripartite in questo modo: 45% ai miners, 45% ai masternodes, 10% al fondo di governance

Masternodes e mining

All’interno della community Dash c’è una categoria di individui che ha un ruolo ben definito e che contribuisce al mantenimento della rete e al suo sostentamento.

Stiamo parlando dei masternodes, ovvero di soggetti che decidono in maniera autonoma di installare nodi completi sulla rete  Dash detenendo una copia completa di tutte le transazioni svolte sulla blockchain.

Inoltre questi forniscono servizi avanzati facilitando operazioni come InstantSend, CoinJoin e nomi utenti sul protocollo.

Per diventare masternodes è necessario possedere almeno 1000 dash in un wallet crittografico e soddisfare alcuni requisiti tecnici che includono il tipo di CPU, RAM, spazio su disco e larghezza di banda di rete disponibile.

In cambio del loro prezioso lavoro, questi soggetti vengono ricompensate con una parte delle fees generate dagli utenti che utilizzano l’infrastruttura Dash.

È importante sottolineare che i masternodes sono anche coloro che partecipano alla governance del progetto votando alle proposte della community. Ognuno di questi individui ha un potere di voto equivalente al 10% del premio del blocco per finanziare progetti comunitari a sostegno dell’ecosistema Dash.

Un’altra figura importantissima nell’ecosistema Dash è quella del miners, che non custodisce una copia intera di tutta la blockchain ma utilizza hardware come GPU o ASIC, per convalidare le transazioni della rete, in maniera del tutto simile a quanto avviene con Bitcoin.

La rete utilizza un algoritmo di hashing X11, ( a differenza di Bitcoin che utilizza il SHA-256) il cui nome dipende dagli undici algoritmi di hashing scientifici da cui dipende per completare la sua prova di lavoro.

Questo algoritmo permette di godere di massima sicurezza sfruttando un numero ridotto di nodi e con una blockchain ridotta rispetto alle dimensioni di quella di Bitcoin. Ogni blocco viene estratto all’incirca ogni 2,6 minuti e contiene circa 2 MB di dati: ciò significa poter gestire circa 56 transazioni al secondo.

Il block reward per ogni blocco convalidato è di 2.312214 DASH ed è soggetto ad una diminuzione progressiva del 7,14% ogni anno.

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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