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Ex Membri del team della crypto PEPE rubano 15 milioni di dollari dal portafoglio multi firma del progetto: quale sarà il futuro della meme coin?

La settimana scorsa sono stati “rubati” 16 trilioni di tokens PEPE, equivalenti a circa 15 milioni di dollari, dal portafoglio crypto multi-firma della meme coin. 

Secondo quanto riportato da uno dei fondatori, gli artefici del furto sarebbero 3 ex membri del progetto che a sua insaputa hanno portato via il 60% di tutte le monete presenti nel fortino, prima di allontanarsi definitivamente dal progetto.

La storia tuttavia non convince i più attenti ai dettagli, che notano qualche dettaglio inverosimile nel racconto del fondatore della criptovaluta.

Vediamo insieme tutti i dettagli della notizia.

Rubati 15 milioni di dollari in crypto dal portafoglio multi firma della meme coin PEPE: ex-membri del team accusati del furto

Il 24 agosto sulla blockchain di Ethereum è stato notato uno strano trasferimento di 16 trilioni di crypto PEPE, con un controvalore di circa 15 milioni di dollari, dal wallet multi-firma dei fondatori della meme coin a diversi scambi centralizzati come Binance, Okx, Kucoin e Bybit.

Ad allertare la community è stato proprio uno dei fondatori, il quale avrebbe incolpato 3 ex membri del progetto, per essersi loggati a sua insaputa all’interno del portafoglio decentralizzato per poi effettuare varie transazioni di prelievo.

Il racconto di questa spiacevole vicenda è avvenuto tramite un post sul profilo Twitter Ufficiale del progetto PEPE.

In base a quanto è stato riferito, questi 3 ex-membri avrebbero preso le distanza dalla meme coin appena una settimana dopo la sua creazione, impedendo al restante partecipante del gruppo di utilizzare il capitale per donazioni o acquisti di beni o servizi per via dell’impossibilità di apporre firme.

In un portafoglio multifirma infatti, è necessario che una tot dei partecipanti approvi una transizione prima che essa possa essere eseguita. Nel caso del wallet dei fondatori della crypto, erano necessarie 3 firme su 4 per poter confermare l’operazione, mentre ora il numero è stato ridotto.

Prima di abbandonare il wallet per assolvere qualsiasi associazione con la meme coin, i ladri hanno lasciato un messaggio all’ultimo amministratore del progetto che cita come segue:

“il multi-sig è stato aggiornato, ora hai il pieno controllo”

I tokens rimanenti, circa 10,6 trilioni di PEPE,  sono stati subito  trasferiti presso un portafoglio differente dopo il furto.

Nello stesso post su Twitter in cui è stato annunciato l’accaduto, l’autore ha chiarito che ora il progetto è stato ripulito da cattivi attori in cui l’unico valore che seguivano era quello dell’avidità e dell’ego. Ora PEPE è libero da questo fardello e può risplendere di luce propria.

Lo stesso individuo sarebbe in trattativa con alcuni proprietari di domini web e nomi utenti per trasferire tutte le referenze. 

Quando questo processo sarà terminato il restante capitale in crypto PEPE sarà bruciato, cercando di recuperare il crollo che il token ha registrato in questi giorni sui mercati.

Una storia che nasconde del marcio

La storia, per quanto possa essere stata raccontata con enfasi e con parole commoventi, sembra nascondere del marcio e fa pensare che dietro alla meme coin PEPE ci sia tutt’altro che un team in conflitto.

I più esperti ed i più attenti ai dettagli avranno infatti  notato qualcosa di strano dietro alla spiegazione del furto crittografico avvenuto tramite un portafoglio multi firma.

Come è possibile che i 3 ex-membri del progetto avevano accesso ai fondi e tutti i tokens PEPE non sono stati trasferiti altrove già da tempo?

Se infatti questi soggetti si erano distaccati da qualsiasi associazione alla crypto, perchè il rimanente fondatore non ha protetto il bottino visto e considerando che, come citato da lui stesse, servivano 3 firme su 4 per approvare una transazione ?

Inoltre  non riporta il fatto che questi presunti “ladri”  abbiano portato via il 60% di tutte le crypto presenti nel wallet piuttosto che l’intera fornitura. Se davvero si trattasse di un furto, allora perché lasciare 10 milioni di dollari sul piatto?

Molto probabilmente la spiegazione più plausibile è che dietro alla mem coin c’è un team che è in pieno accordo e sa  perfettamente cosa fare per liquidare la propria bag in PEPE .

Essendosi spaventati per l’outlook del mercato crypto in generale, hanno ben pensato di vendere parte delle proprie holdings prima che quest’ultime potessero perdere di valore.

La storia del wallet multisignature non quadra e sembra essere più una scusa che una reale spiegazione dei fatti. Per poter convincere la community a non vendere le proprie posizioni affossando ancor di più il prezzo di PEPE e di conseguenza anche il controvalore del bottino rimasto (10,6 trilioni di PEPE), il team ha provato questo escamotage.

Se infatti fosse stato confermato il rugpull, il prezzo della meme coin avrebbe perso sicuramente molto di più in brevissimo tempo.

Dunque il progetto PEPE molto probabilmente non è ancora libero dal fardello dell’avidità, e non lo sarà mai finchè rimarrà una crypto legata esclusivamente alla speculazione sui mercati senza nessun caso d’uso nel mondo reale.

Analisi dei prezzi della meme coin PEPE

La price action della meme coin PEPE è prettamente ribassista e sembra stia affrontando proprie in queste ore un livello dei prezzi molto importante per il futuro della moneta.

Intorno al prezzo attuale si trova infatti un supporto che confluisce con un zona in cui l’asset è rimbalzato a metà giugno a seguito di un forte ritracciamento nonché in un cluster toccato a maggio prima dell’ultima leg up rialzista della crypto.

Al momento bassi volumi di mercati e tutta la dinamica relativa al presunto “furto” nel portafoglio multi firma del progetto, fanno pensare ad una continuazione a ribasso del prezzo di PEPE per le prossime settimane.

A meno che non verranno realmente eseguiti burn degli ultimi 10,6 trilioni di tokens, confermando un vero interesse da parte di uno dei fondatori a mandare avanti il progetto, è molto probabile che i bear prenderanno il controllo della situazione.

PEPE si trova ormai da oltre un mese al di sotto della SMA 50 e da pochi giorni al di sotto anche della SMA 10, indicando un momentum negativo per la shitcoin.

I prezzi sono molto lontani dal massimo storico toccato il 6 maggio, da cui si registra un drawdown di circa l’80%.

Ciò che sembra più probabile al momento è che gli squali e gli insider del progetto hanno monetizzato gran parte delle proprie holdings, lasciando la crypto in balia di un mercato che potrebbe peggiorare una situazione già di per sé grave.

La moneta registra ancora oggi una capitalizzazione di 350 milioni di dollari ma potrebbe facilmente diminuire la sua influenza nei prossimi mesi.

A poter impedire una decadenza del token è solo la forte community che c’è dietro al progetto, che potrebbe mantenere una base forte di prezzo e spingere in futuro i prezzi al rialzo. 

Ad ogni modo ad oggi le previsioni sono prevalentemente negative.

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Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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