HomeCriptovaluteLa crypto preferita delle banche: che cos’è e come funziona Ripple (XRP)?

La crypto preferita delle banche: che cos’è e come funziona Ripple (XRP)?

In questo articolo approfondiamo una delle crypto più controverse del mercato, ovvero Ripple (XRP), la moneta prediletta dagli istituti di credito per scambi crittografici di denaro interbancario, quantomeno fino all’avvento delle CBDC.

Spesso i dibattiti sul futuro di Ripple dividono in due la crypto community: c’è chi crede che questa avrà un futuro dirompente nel mondo blockchain e chi crede la sua infrastruttura sia contraria ai principi del denaro digitale trustless introdotti nel lontano 2008 da Bitcoin.

Qualsiasi sia la vostra opinione, è da citare una nota di merito per XRP, che ha saputo resistere alle intemperie del mercato crypto dal 2013 fino ad oggi.

Oggi la valuta crittografica è tradabile su una vasta gamma di exchange, spesso molto liquidi e con ampi volumi di scambio.

Nonostante la sua robustezza, negli ultimi anni la SEC ha dato filo da torcere agli esponenti di Ripple, etichettando XRP come una security non registrata ed accusando il gruppo di averne organizzato una vendita ai danni dei cittadini statunitensi.

La vicenda giudiziaria si è risolta definitivamente qualche mese fa in tribunale.

Di seguito tutti i dettagli.

Che cos’è e come funziona la crypto Ripple (XRP)?

Ripple è una rete blockchain progettata per svolgere pagamenti interbancari rapidi e veloci, costruita ad hoc per rispondere alle necessità del settore dei servizi finanziari.

La rete crittografica ha una criptovaluta nativa, ovvero XRP che si trova alla 5° posizione nella classifica dei crypto asset più quotati del mercato con una capitalizzazione di 32 miliardi di dollari.

Il progetto Ripple è nato nel 2013 sulla scia del successo di Bitcoin, da un’invenzione di Jed McCaleb, fondatore di MT.Gox e Stellar, e Chris Larsen, fondatore di e-LOAN e Prosper.

L’obiettivo di Larsen e McCaleb era quello di creare una moneta che potesse integrarsi con i pagamenti tradizionali, spostando una parte delle transazioni che avvengono sui database privati delle banche verso infrastrutture semi-aperte.

Spesso Ripple e la sua crypto XRP sono stati definiti come amici della banche grazie ad un’architettura crittografica vicina alle esigenze delle entità finanziarie regolamentate che devono rispettare alcune  leggi in materia di trasferimento di denaro, in contrapposizione con i principi base della filosofia bitcoin che rigetta qualsiasi tipo di intermediazione fiduciaria.

Questo perché l’XRP Ledger, ovvero il database sottostante a Ripple, è stato pensato per concedere il potere della convalida dei blocchi solo a determinati partecipanti piuttosto che potenzialmente a qualsiasi individui come accade in Bitcoin (chiunque può diventare un miner). 

Distribuzione nodi XRP Ledger. Fonte: https://livenet.xrpl.org/network

La rete Ripple, al di là delle differenze sul fronte tecnico, funziona come altre reti blockchain consentendo agli utenti di inviare e ricevere crypto utilizzando la crittografia a chiave pubblica e private, con indirizzi che richiedono firme digitale per approvare qualsiasi tipo di operazione.

Rispetto alla prima rete del mondo crypto però, questa presenta un throughput più elevato con un numero di TP/s pari a 3.400, essendo l’attività di approvazione dei blocchi da parte dei nodi XRP molto più snella  in quanto le regole di validità del software prevedono un consenso minimo dell’80% tra i partecipanti del network.

Un’altro fattore che stona con la dottrina dei bitcoiners riguarda l’impostazione dell’azienda RIpple e la sua strategia go-to-market studiata per ottenere lucro, a differenza di una moltitudine di società blockchain che adottano modelli no-profit.

Nonostante la presenza di un’infrastruttura “semi-aperta” non completamente libera dalle grinfie della centralizzazione ed un’attitudine orientata alla creazione di profitto, la società Ripple si è conquistata un posto tra le società crittografiche più influenti del settore.

Non è solo è stata una delle prime ad intravedere potenziale nel mondo delle criptovalute ma è anche una delle poche ad essere resistita alle varie intemperie che si sono abbattute sull’industria negli ultimi 12 anni.

Dove si può scambiare XRP? Quali sono i mercati migliori?

Una menzione d’onore non va solo a Ripple in quanto corporate ma anche alla criptovaluta XRP che attirando l’attenzione di una vasta gamma di crypto investitori è riuscita a diffondersi in una vasta gamma scambi centralizzati.

Diversi exchange hanno listato XRP ed ogni giorno muovono decine di milioni di dollari di volumi. Inoltre anche il fattore liquidità gioca un ruolo importante nell’adozione della moneta tra le piattaforme di trading, essendo questa una delle più elevate nel settore, dopo BTC, ETH, USDT e BNB. 

Di fatto è possibile tradare anche grandi quantità di XRP su vari mercati senza imbattersi nel rischio di impattare esageratamente sul prezzo dell’asset stesso, cosa che invece accade per crypto di minor portata.

Gli exchange più sicuri ed affidabili dove scambiare la valuta di Ripple sono: Binance, Coinbase, Kucoin, Bitstamp e Kraken.

Di seguito una tabella offerta da Coinmarketcap che elenca i 10 migliori mercati, con le rispettive coppie di scambio, dove poter acquistare e vendere spot XRP.

Sul fronte dei derivati le piattaforme migliori sono Binance, Bitrue ed XT.com

Al momento della stesura dell’articolo XRP presenta un prezzo di 0,60 dollari ad unità e sta seguendo un trend rialzista da inizio anno.

Il valore della moneta crittografica è superiore rispetto a quello di inizio novembre 2020 e 2022 ma è inferiore rispetto allo stesso periodo dell’anno 2021.

Ad ogni bull market XRP si muove discretamente bene creando anche diverse opportunità di guadagno per gli holder della valuta. Nonostante ciò BTC riesce sempre a portare a casa performance migliori.

Da adesso fino a fine anno le proiezioni di prezzo sono rialziste per XRP, con la crypto che potrebbe attaccare e conquistare l’area degli 0,8 dollari.

Scenari ribassisti si potrebbero abbattere sulla moneta di Ripple qualora essa dovesse perdere il supporto fondamentale dei 0,5 dollari. In tal caso potrebbe vedere facilmente un ritorno verso gli 0,4 dollari e successivamente 0,3 dollari.

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XRP è una security? Un sunto della vicenda giudiziaria contro la SEC

Ripple e la sua crypto XRP si sono resi protagonisti di una maratona giudiziaria contro la Securities and Exchange Commission (SEC) che dura da ormai quasi 3 anni.

A dicembre 2020 infatti l’ente federale statunitense ha presentato una causa contro la società di trasferimenti finanziari su blockchain citandola per aver intrapreso un’attività di vendita di titoli non registrati.

XRP è stata inquadrata come security dalla SEC, ovvero come  uno strumento finanziario che rappresenta la proprietà di un’entità, in questo caso l’azienda Ripple.

L’investimento in XRP sarebbe qualificabile come investimento nella stessa Ripple, essendo il prezzo della prima proporzionale alla crescita della seconda.

In particolar modo, in base al test di Howei datato 1946, possiamo stabilire un titolo finanziario come security se quest’ultimo sottende un investimento di denaro e se contemporaneamente l’investimento rappresenta un investimento comune in cui l’eventuale  profitto è derivato da sforzi altrui.

La difficoltà nell’applicazione di tali principi, ormai preistorici, in un mercato così dinamico come quello delle crypto ha portato  alle lunghe la vicenda giudiziaria della SEC contro Ripple.

Appelli e ricorsi si sono susseguiti fino pochi mesi fa, quando finalmente a luglio 2023 il giudice Annalisa Torres stabilì definitivamente che XRP non rappresenta una security e che dunque può essere scambiato liberamente nei mercati crypto senza che Ripple violi le leggi in materia di titoli finanziari in USA.

Da quel momento in poi diversi exchange che in passato avevano deciso di delistare XRP viste le implicazioni potenzialmente pericolose nel procedimento giudiziario ancora in corso, hanno deciso di riammettere la crypto presso le proprie piattaforme, come ad esempio Coinbase.

Dopo un mese da questo traguardo storico per RIpple, che ha rappresentato un successo per l’intera industria crittografica, l’ente federale statunitense ha presentato un ricorso  sostenendo che sussistono “sostanziali motivi di divergenza di opinioni” sulle leggi in questione.

Sebbene dunque non sia ancora ufficialmente chiusa la questione, con il giudice Annalisa Torres che ha fissato la continuazione del processo per il secondo trimestre 2024, possiamo già da ora prevedere che le cose andranno per il meglio per RIpple.

La SEC nell’ultimo anno si è accanita con un vasto gruppo di attività che operano nel mondo crypto come Binance, Coinbase  e Grayscale ma sta perdendo tutte le proprie battaglie.

A tal proposito lo  scorso 29 agosto Grayscale ha ottenuto un’importantissima vittoria contro l’agenzia statunitense ottenendo l’approvazione del tribunale per una revisione della sua domanda di trasformare il proprio trust Bitcoin in un fondo negoziato in borsa.

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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