HomeCriptovaluteMiningLa mining pool Ocean decide di censurare le transazioni Ordinals in quanto...

La mining pool Ocean decide di censurare le transazioni Ordinals in quanto veicolo di “spam attack” su Bitcoin: in pericolo d’estinzione i token BRC-20

Mentre tutti gli occhi degli investitori sono fissati sulla price action del mercato crypto, tra gli sviluppatori Bitcoin si accende un’animata discussione riguardo la scelta della mining pool Ocean di filtrare le transazioni con iscrizioni Ordinals.

Secondi gli esponenti della pool, tra cui sono presenti il suo fondatore Jack Dorsey e lo sviluppatore Bitcoin Core Luke Dashjr, gli Ordinals rappresenterebbero un seria minaccia alla salubrità della rete in quanto potenziale veicolo di spam e di attacchi DoS.

Ora il noto protocollo di iscrizione, che consente di generare NFT e token non fungibili BRC-20 sulla blockchain di Bitcoin, rischia di scomparire se gli altri miners si schiereranno dalla parte di Ocean.

La crypto community di divide in due di fronte a questa questione, che da una parte è orientata alla messa in sicurezza della rete decentralizzata, mentre dall’altra si favoreggia l’ideologia della libertà e della lotta alla censura.

Di seguito tutti i dettagli di questa delicata situazione.

La mining pool Ocean di Jack Dorsey e la decisione di filtrare le transazioni Ordinals per proteggere la rete Bitcoin da “spam attack”

Tutto ha inizio quando l’utente X “Checksum0”, si accorge che la neonata mining pool Ocean stava escludendo la convalida di  transazioni con commissioni molto elevate sulla rete Bitcoin, cosa che è insolita per un miner visto che il suo obiettivo solitamente è massimizzare la resa del proprio lavoro.
 

Pochi giorni dopo Ocean, sostenuta dal co-fondatore ed ex CEO di Twitter Jack Dorsey e dallo sviluppatore Bitcoin Core Luke Dashjr, ha annunciato che con l’ultimo test del Bitcoin Knots v25.1 la pool avrebbe iniziato a filtrare transazioni Ordinals, riconoscibili facilmente a causa della block size elevata.

Ricordiamo che i Bitcoin Ordinals, concepiti pubblicamente come “NFT su Bitcoin”, non sono altro che singoli Satoshi (unità indivisibile di un BTC) su cui vengono “inscritti” metadati come immagini, video testi.

Il trend Ordinals ha attirato molto l’attenzione del pubblico durante il 2023, tanto da sfociare nello sviluppo del protocollo BRC-20 che consente la creazione di token fungibili su Bitcoin, simili ad ERC-20, con caratteristiche differenti l’uno dall’altro.

Il “problema” delle inscriptions Odinals è che richiedono una block size elevata e intasano più facilmente la rete decentralizzata, pur portando un boost nei guadagni ai miners che incassano più commissioni per approvare  una tx del genere.

Luke Dashjr, che ricopre anche il ruolo di CTO in Ocean, ha una visione contraria agli Ordinals in quanto a sua detta compromettono la salubrità della rete Bitcoin a causa dell’elevata presenza di spam e potenziale minaccia di attacchi DoS.

In poche parole il flusso di dati elevato portato dai cosiddetti “NFT su Bitcoin”, sarebbe considerato come un bug da Dashjr e della mining pool Ocean poiché porterebbe il network ad essere meno scalabile  e a richiedere agli utenti commissioni di rete più elevate rispetto alla media per processare “normali” tx.

Ora lo sviluppatore Dahsjr vuole “fixare” il bug con la versione v.27 di Bitcoin Core con rilascio previsto entro la fine del prossimo anno. Se tutti i nodi Bitcoin decideranno di scaricare questa versione di software gli Ordinals come li conosciamo oggi potrebbero scomparire dalla circolazione.

Il giorno stesso in cui Ocean ha reso pubblica la sua linea d’azione ed ha fatto intendere che combatterà la pratica degen di inscrivere i satoshi, la crypto-meme più conosciuta tra gli Ordinals BRC-20, ovvero Ordi, ha perso circa il 12% del suo valore sul mercato.

Il dibattito tra la community: la censura degli Ordinals va contro i principi libertari di Bitcoin

Dopo che la mining pool  Ocean ha preso la decisione di escludere transazioni Ordinals BRC-20 dalle proprie operazioni di convalida, tra la community Bitcoin è scoppiata un’animata discussione in merito alla correttezza della scelta e della coerenza con i principi libertari della rete crittografica.

Tra i massimalisti, molti non hanno apprezzato il modo in cui Ocean si è comportata perchè in primis ha avvertito i propri stakeholders in ritardo del fatto che stavano bloccando tx con block size elevata ed è stato un utente anonimo su X ad accorgersi dell’ambiguità della situazione.

Inoltre, la maggior parte dei sostenitori pro Ordinals,  che vogliono in un network libero da qualsiasi attacco centralizzato e  resiliente da qualsiasi tentativo di censura, credono che il patch di Dashjr che verrà inserito nella versione v.27 di Bitcoin Core rappresenti un atto di violenza nei confronti della collettività.

Filtrare transazioni in modo arbitrario  non è sinonimo di libertà e sottende una pratica scorretta nei confronti del network e di “ciò che consentente di fare”.

Dall’altro lato, chi si schiera dalla parte della  mining pool Ocean e di Dashjr, crede che le innovazioni portate in casa Bitcoin con i recenti aggiornamenti Segwit e Taproot, abbiano innescato la diffusione di un bug (così vengono declinati gli Ordinals) che intasa la rete con spam e dati inutili.

Questa corrente di pensiero sostiene che l’efficienza del network sia la cosa più importante, e che le inscriptions rappresentino un pericolo alla sicurezza di Bitcoin in quanto veicolo di potenziali attacchi DoS.

Tra i rappresentanti di questa visione più conservativa che inneggiano un uso basico del layer Bitcoin come era stato pensato da Satoshi Nakamoto, troviamo gente del calibro di Giacomo Zucco, uno dei personaggi più noti in ambito divulgativo su Bitcoin a liviello mondiale.

La questione riprende in parte la decisione di un’altra mining pool, questa volta F2pool, che in passato aveva deciso di filtrare transazioni risultate non complianti con i principi OFAC, ma è stata meno discussa dalla comunità Bitcoin.

Ora gli Ordinals ed i BRC-20 sono a rischio estinzione: la versione Bitcoin Core v.27 su cui dovrebbe essere inserita una patch che “banna” le inscriptions è prevista entro la fine del prossimo anno.
Qualora tutti i nodi aderiranno alla nuova versione, potremmo sancire definitivamente la morte del protocollo creato da Casey Rodarmor in quanto le iscrizioni non verrebbero più processate da nessuna mining pool.

Tutto ciò sembra comunque improbabile visto che i miners hanno interesse nel minare transazioni contenti Ordinals in quanto pagano molte più fees rispetto a tx “normali”.

Il rischio di tutta questa vicenda e dello schieramento in 2 fazioni tra la comunità Bitcoin e che in futuro venga eseguito un fork della rete, per stabilire quali nodi passeranno alla nuova versione censurante e quali resteranno fedeli ad ideologie libertarie.


Riflessioni conclusive

La questione pro/contro Ordinals non può che aprire un’aspra diatriba tra i conservatori  massimalisti e i sostenitori di una visione del mondo un pò più soft che premia l’innovazione.

Lo scontro non è tanto sull’utilità dei token BRC-20, che possono rappresentare o meno un trend degno di nota, ma su un fronte prettamente ideologico..

Meglio prediligere sicurezze e scalabilità  limitando Bitcoin alle sue funzioni originarie o sacrificare l’efficienza della rete puntando ad un’elevazione dell’infrastruttura crittografica?

In questa sede l’autore di questo articolo, pur avendo raccontato fino ad ora il fatto in maniera imparziale, si trova a doversi schierare necessariamente con la community PRO ORDINALS.

Sebbene sia corretto infatti proteggere Bitcoin da spam attack e puntare ad una struttura il più snella possibile, non possiamo passare sopra ad un vero e proprio atto di censura nei confronti di un operazione che il network stesso consente di svolgere.

Se una mining pool come Ocean riesce ad abbattere gli ordinals ed i BRC-20 dalla circolazione, cosa faremo quando a mettersi in mezzo a questioni politiche ci saranno enti istituzionali o addirittura intere Nazioni.

Bitcoin è stato costruito per essere resiliente a qualsiasi atto di censura, e la comunità deve combattere affinché tutti abbiano la libertà di esprimere al meglio le potenzialità della rete senza che nessuno ente centrale si metta di mezzo.

Molto meglio pagare 20 dollari in più di fees in più rispetto al solito piuttosto che essere complici di una violenza inaudita per ogni sistema distribuito decentralizzato che si rispetti.

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
RELATED ARTICLES

MOST POPULARS

GoldBrick