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Bitcoin news: le quote di BlackRock nelle compagnie di mining non sono state acquisite recentemente, ma a giugno 2021

Le ultime Bitcoin news parlano della diffusione di uno scoop, riguardo la partecipazione di BlackRock come azionista in diverse compagnie di mining nordamericane, che in realtà rappresenta una vecchia notizia datata giugno 2021.

Infatti, alla fine del secondo trimestre di quell’anno, secondo un rapporto Securities and Exchange Commission, BlackRock deteneva le stesse quote azionarie attuali relative alle società Marathon Digital Holdings e Riot Blockchain

Nel frattempo i media criticano l’esposizione del fondo di investimento in pratiche ad alta emissione di Co2, sostenendo che l’inquinamento prodotto dal mining di Bitcoin è spropositato. 

La realtà, tuttavia, è ben differente.

Tutti i dettagli di seguito.

Bitcoin news: notizia vecchia riguardo la partecipazione di BlackRock nelle compagnie di mining nordamericane

Nelle ultime ore la maggior parte delle Bitcoin news parlano di una nuova presunta partecipazione di BlackRock all’interno di 4 compagnie di mining della criptovaluta come secondo azionista per quote detenute.

La notizia ha fatto il giro del web visto che pochi mesi fa lo stesso fondo di investimento, che gestisce un patrimonio di oltre 10.000 miliardi di dollari, aveva presentato formalmente una richiesta per l’approvazione di un ETF spot di Bitcoin agli enti preposti per la vigilanza dei mercati negli Stati Uniti.

La società con sede a New York ed il suo CEO Larry Fink avrebbero elogiato più volte le qualità della moneta crittografica a tal punto da definirla “oro digitale”.

Il positivismo di BlackRock nei confronti di Bitcoin è culminato con questa “nuova” notizia, diffusa da GreenPeace USA, che parla di un’esposizione massiccia dell’hedge fund nei confronti di varie compagnie di mining quali  Marathon Digital Holdings e Riot Blockchain.

Nel dettaglio le quote detenute in queste società, oltre a quelle relative a Cipher Mining e TeraWulf, farebbero di BlackRock il secondo leader nel campo azionario in questo contesto.

Nell’immagine seguente troviamo le quote azionarie calcolate in percentuale rispetto alla fornitura totale dei 4 provider del mining della criptovaluta.

Tuttavia nessun media diffondendo la news si è accorto del fatto che già da giugno 2021 BlackRock contava queste partecipazioni, rese note da un deposito pubblicato presso la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti.

Nel vecchio rapporto e nelle vecchie testimonianze di Forbes si può ben vedere infatti come le quote azionarie attuali siano le stesse del 2021. 

Probabilmente la diffusione di questa notizia estrapolata dal suo contesto è stata voluta da qualche players che cerca di manipolare il mercato delle criptovalute per tornaconti personali.

C’è addirittura chi si diverte a sparare numeri a caso sostenendo che l’investimento del fondo di gestione patrimoniale varrebbe 600 milioni di dollari quando in realtà corrisponde a poco più di 250 milioni di dollari.

La cifra, seppur sembra comunque molto elevata, non è poi così grande se paragonata all’AUM gestito da BlackRock, che rappresenta il fondo più grande al mondo sotto questi termini. 

Il problema della sostenibilità energetica di Bitcoin ingigantito dai media: la realtà è ben differente

Mentre vecchie news tornano di moda senza motivo all’interno degli ambienti online, c’è chi continua ad incriminare il mining di bitcoin sostenendo che si tratta di una pratica ad alta emissione di Co2 in cui BlackRock ne è fortemente partecipe.

Secondo quanto riferito da GreenPeace USA  società come BlackRock, Fidelity, Vanguard, Citigroup, JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Visa, Mastercard e American Express starebbero investimento sull’inquinamento climatico prodotto da Bitcoin e dai suoi processi di estrazione.

Purtroppo la testata giornalistica non ha contestualizzato i dati relativi all’emissione di anidride carbonica a livello mondiale, soppesati  in base al settore economico di riferimento.

Se infatti analizziamo i dati di agosto 2023 pubblicati dal Bitcoin Mining Council, nota associazione di miners impegnata nella diffusione delle best practices per un mining della criptovaluta sostenibile, ci accorgiamo che la situazione non è poi così brutta come descritto.

In totale Bitcoin produce lo 0,135% della produzione di Co2 mondiale con una nota differenza rispetto alle industrie più dominante su scala globale.

Il mining della crypto inquina infatti 76 volte meno del settore delle costruzioni residenziali, 19 volte meno del settore militare e 14 volte meno del settore finanziario/ assicurativo.

Il lavoro dei miners inquinerebbe addirittura meno degli attuali processi di estrazione dell’oro fisico.

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Secondi i dati dell’associazione, la cui creazione è stata fortemente voluta da Elon Musk e da Michael Saylor (Presidente esecutivo di Microstrategy), il mix energetico sostenibile utilizzato per estrarre il cosiddetto “oro digitale” è maggiore rispetto a quello adottato da molte Nazioni che si vantano di essere “eco-friendly”.

Il mix di energie rinnovabili implementate dai miner di tutto il mondo è infatto superiore rispetto a quello registrato dalla Germania, dalla Sud Corea, dagli Stati Uniti, dal Canada e molti altri Paesi ancora.

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Purtroppo le narrative mainstream continuano ad addossare colpe addosso a Bitcoin per il suo presunto impatto energetico, senza considerare 3 fattori fondamentali per comprendere a pieno questa faccenda:

  1. il mining di Bitcoin sospinge la diffusione e l’utilizzo di fonti di energie rinnovabili perché il guadagno per i miners è maggiore quando utilizzano energia pulita piuttosto che combustibili fossili;
  2. pur dovendo constatare un consumo energetico netto di 348 TWh per il mining della criptovaluta, c’è da considerare quelli che sono gli effetti positivi prodotti da Bitcoin come la libertà finanziaria e la creazione di un’economia parallela distaccata dalle banche centrali;
  3. Per risolvere i VERI problemi di inquinamento al mondo basterebbe focalizzarsi sul settore delle costruzioni e su quello dei trasporti.
Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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