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Telegram Open Network: come funziona la blockchain più veloce del mondo?

In questo articolo approfondiamo la rete “Telegram Open Network”, la cui peculiarità principale è quella di appoggiarsi all’omonima app di messaggistica crittografata.

La storia di questo network inizia nel 2019 con una ICO, a cui si sono susseguite diverse vicende che hanno ritardato il suo successo tra cui una causa giudiziaria intentata dalla Securities and Exhange Commission (SEC) degli Stati Uniti.

Oggi Telegram Open Network vanta il primato di blockchain più veloce al mondo, capace di gestire oltre 104.000 transazioni per secondo.

All’interno dell’ecosistema decentralizzato di Telegram emerge la criptovalute Toncoin (TON) che funge da governance, fuel e stake token.

Rispetto ad un anno fa, il prezzo i TON è cresciuto del 74%.

Vediamo tutti i dettagli di seguito.

Che cos’è e come funziona la blockchain modulare Telegram Open Network?

Telegram Open Network è una blockchain modulare di tipo layer-1 che si basa su un meccanismo di consenso Proof-of-Stake.

Il suo funzionamento è differente rispetto a reti monolitiche come Ethereum, in quanto dal punto di vista tecnico è composta da una masterchain e da una varietà di workchain e shardchain che consentono di aggiungere blocchi “verticalmente” riuscendo ad ottenere una delle efficienze infrastrutturali migliori sul mercato.

L’architettura con cui è stata costruita ricorda in maniera vaga  Polkadot, essendo le workchain della Open network simili alle parachain della rete di Gavin Wood per quello che riguarda la dipendenza da un layer sottostante.

La caratteristica che spicca all’interno di questa blockchain non è tuttavia il modo con cui è stata progettata ma l’interoperabilità con Telegram, che garantisce un flusso potenziale di 700 milioni di utenti e permette lo scambio facilitato di token crittografici.

L’integrazione con la popolare app di messaggistica consente tra le altre cose anche di installare un bot direttamente su essa per gestire transazioni al suo interno, e scambiare monete su DEX e in modalità P2P.
Questo probabilmente rappresenta il fattore che più tra tutti ha portato Open Network a raggiungere il successo di cui oggi gode.

Un’altra qualità riguarda un meccanismo “mutli-blockchain” che collega la chain di Telegram ad altre reti decentralizzate per compiti specifici.

Ad oggi Open Network presenta un ecosistema che conta una miriade di applicazioni web3 nelle nicchie DeFi, NFT, DAO, wallet, infrastrutture ecc.

L’obiettivo della TON Foundation, che si occupa degli sviluppi sulla rete, è quello di diventare sempre più user friendly ed arrivare all’adozione di massa.

Come accennato nell’introduzione, questa blockchain vanta un primato importantissimo, ovvero quello di essere il layer-1 più scalabile al mondo con un tp/s calcolato di 104.715 unità, oltre alla capacità di offrire costi di commissioni molti bassi con un impronta carbonica ridotta.

Pensate che Telegram Open Network ha superato, oltre che le note reti super-veloci Solana e Polygon, anche diversi provider di pagamento centralizzati come Striple, PayPal, Visa e Mastercard.

Un recente test di performance guidato dalla società di auditing Certik, ha confermato come la rete sia stata capace di ospitare 107.652.545 transazioni in soli 25 minuti.

La storia dietro alla creazione di Telegram Open Network e le vicende giudiziarie con la SEC

La storia della nascita di Telegram open Network risale al 2019 quando i fondatori di Telegram, i fratelli Pavel e Nikolai Durov, proposero il primo prototipo della blockchain sotto il nome di “Gram” provando a lanciare sul mercato il prodotto con una vendita ICO.

Prima ancora che la vendita si concluse ed l’affare andasse in porto, la Securities Exchange Commission (SEC) mise gli occhi sul progetto crittografico ed aprì un’indagine per vendita di titoli non registrati in USA.

L’ente federale statunitense vinse la battaglia in tribunale visto che gli investitori di Gram si aspettavano verosimilmente un profitto dal loro acquisto. 

I fratelli Durov furono multati per 18,5 milioni di dollari ed obbligati a restituire 1,2 miliardi di dollari provenienti dalla vendita ICO.

In questa circostanza Pavel Durov espresse tutta la sua malinconia per l’esito della faccenda, lamentando in un blog post che gli Stati Uniti erano riusciti in maniera scorretta non solo ad evitare che Gram fosse distribuita nel loro Paese, ma nel mondo intero.

Questo fallimento iniziale scoraggiò inizialmente la community dell’app di messaggistica, che tuttavia riuscì a rifarsi solo pochi anni dopo

Grazie all’impegno della TON Foundation e  al lavoro di una vasta gamma di sviluppatori, a partire dal 2021 sono stati sviluppati due progetti in casa Telegram.

Il primo, chiamato inizialmente “TON” e ridenominato in seguito “Open Network” ha ottenuto un immediato successo grazie all’affiancamento con Telegram ed è stato guidato fino a oggi dai leader Anatoliy Makosov e Kirill Emelyanenko.
Il secondo invece, chiamato inizialmente “FreeTON” e poi ridenominato “Everscale”, non si appoggia direttamente a Telegram ed ha tuttora una base di utenti molto più bassa rispetto al primo.

Open Network ha perseguito l’obiettivo iniziale di Gram ovvero quello di creare una rete aperta a tutto il mondo che potesse sfruttare l’app di messaggistica come interfaccia per tutte le sue funzionalità.

Per ovviare ai problemi causati in passato dalla SEC, i fondatori di Open Network hanno deciso di creare questo stratagemma: la distribuzione della crypto TON, che rappresenta la moneta principale della chain, è avvenuta mediamente la modalità del mining, propria del modello Proof-of-Work. 

In seguito, una volta minati tutti i TON previsti dalla tokenomics, la chain ha spostato il proprio meccanismo di consenso verso il Proof-of-Stake, più funzionale ed efficiente.

Così facendo la SEC non ha potuto individuare vendite di titoli non registrati, essendo l’investimento in TON frutto di un’attività di mining, come accade oggi su Bitcoin o come accadeva in passato con Ethereum e dunque paragonabile ad una “commodity”.

Nel dettaglio nel giugno 2022 l’intera supply della crypto TON fu minata ed Open Network passò al POW.

Toncoin (TON): la principale risorsa crittografica dell’ecosistema Telegram

Toncoin (TON) rappresenta la criptovaluta principale dell’ecosistema Open Network, utilizzata come token di governance, fuel e staking.

In pratica TON viene utilizzato per votare alle decisioni della community decentralizzata, per pagare le commissioni del gas sulla rete Open Network e per partecipare al consenso distribuito con la pratica dello staking, più precisamente con il meccanismo DPOS ( Delegated Proof of Stake).

La piattaforma di staking ufficiale è TON Nominator, la quale richiede un minimo di 10.001 TON per accedere.

Esiste in realtà anche la possibilità di “minare” TON anche se l’intera supply è già presente sul mercato: con la piattaforma “Ton Mining Pool” gli utenti possono  infatti minare BTC  con un software e convertire tutti i proventi in TON.

Sin dal suo lancio a settembre 201  la crypto della  rete Telegram Open Network ha avuto un andamento dei prezzi molto instabile arrivando subito dopo il listing a superare la soglia dei 4,5 dollari per poi dumpare fino a 0,8 dollari pochi mesi dopo.

Ad ogni modo. da agosto 2023 la moneta ha espresso tutto il suo potenziale, segnando un +100% in appena 50 giorni  e ricordando al mondo intero delle potenzialità di cui gode il suo ecosistema.

In conclusione di questo articolo dobbiamo obbligatoriamente segnalare un problema molto preoccupante per Toncoin (TON) e la sua chain.

Molti membri della community di Telegram hanno evidenziato come durante gli anni in cui vigeva il meccanismo POW, la distribuzione dei TON tramite mining è avvenuta in maniera poco trasparente.

Ancora oggi non ci sono dati certi sull’effettiva supply totale per la criptovaluta, anche se Coingecko e CoinMarketCap concordano sul numero di 5,05 miliardi di unità.

Il 21 febbraio 2023 la community ha presentato una proposal che chiedeva di far chiarezza alla Foundation su questo dilemma, evidenziando tra l’altro un numero di circa 200 wallet che risultano inattivi da diversi anni ed avevano minato una grande quantità di TON nelle fasi di early stage.

Questo mistero rende decisamente poco trasparente il passato di TON e pone un grosso campanello d’allarme sul valore effettivo della criptovaluta, che dovrebbe essere più basso di quello attuale se si scoprisse che c’è della supply aggiuntiva rispetto a quella prevista.

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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